Giochi e profondità

di Walter “Plautus” Nuccio

Qualche tempo fa mi ritrovai nel bel mezzo di una discussione tra due amici, che stavano dibattendo su quale gioco, tra Citadels e 7 Wonders, dovesse essere considerato più profondo. Uno dei due parteggiava per 7 Wonders, data la grande quantità di strategie disponibili, mentre l’altro ribatteva che Citadels fosse da preferire, data la quantità di considerazioni da fare per intuire il comportamento degli avversari. Chi dei due aveva ragione? Devo ammettere che sul momento la domanda mi spiazzò, ma riflettendoci arrivai presto alla conclusione che… stavano parlando di due cose completamente diverse!

Che vuol dire profondo?
Prima di affrontare la questione, innanzitutto dovremmo chiederci: cosa intendiamo dire, esattamente, quando diciamo che un gioco è profondo? Quello di profondità è un concetto che si adatta bene a un mucchio di contesti diversi: profondo può essere un armadio o un pozzo, e in questo senso ci stiamo riferendo allo svilupparsi di qualcosa nello spazio; profonda può essere una riflessione, un pensiero, che è tale se si spinge al di là dell’ovvio nelle sue esplorazioni concettuali; e nulla ci vieta di pensare alla profondità del tempo, nel suo svolgersi e fluire ininterrotto. Cos’è, allora, che accomuna tutte queste espressioni? Si tratta senza dubbio di un’idea di distanza, di separazione tra il qui e l’altrove, tra le premesse e le conclusioni di una riflessione, tra il presente e il futuro. Vi sembra che stiamo divagando troppo? Cosa ha a che fare tutto questo con i giochi? Proviamo a ragionarci insieme.

Profondità tattica
Torniamo al caro vecchio Citadels. Non possiamo negare che ci sia della profondità in questo gioco: quali riflessioni mi guideranno nella scelta del personaggio? Se ho intuito il personaggio di Marco, che ha quel mucchio di monete davanti a sé, forse dovrei prendere il Ladro e tentare un furto. O forse sarà meglio il Vescovo, per difendere i miei deboli edifici dagli attacchi del Mercenario. E subito dopo le riflessioni continuano: Luca ha un bel po’ di edifici verdi davanti a sé, avrà forse preso il Mercante per trarne profitto? L’Assassino avrebbe un buon motivo per uccidere il Mercante, ma se Luca è stato bravo avrà optato per qualcosa di meno prevedibile, chi può dirlo? Tutte queste considerazioni sugli effetti a breve termine che ciascuna scelta comporta rendono il gioco interessante da un punto di vista tattico. La tattica, infatti, è l’insieme dei calcoli e delle riflessioni che ci guidano quando dobbiamo prendere una decisione il cui impatto sarà visibile nell’immediato: “Ora” potrebbe convenirci scegliere una determinata mossa; nel prossimo turno la situazione sarà completamente diversa e la nostra tattica dovrà adattarvisi. La profondità, in senso tattico, allude quindi alla complessità dei calcoli da compiere per sfruttare la situazione corrente, ovvero alla distanza che esiste tra le premesse del nostro ragionamento e le conclusioni che ci portano a scegliere la mossa “migliore”, quella che, a fine turno o nel breve periodo, ci assicuri il massimo guadagno possibile. Sarà contento, quindi, quell’amico di cui vi parlavo: Citadels è “tatticamente profondo”.

Profondità strategica
Tuttavia avverto già l’inquietudine dell’altro amico che freme per intervenire… tranquillo, ora parliamo di 7 Wonders. La meccanica che andiamo a considerare è in qualche modo simile: ho un ventaglio di carte, ne scelgo una e la metto a terra; fine della storia. Qui i calcoli da fare sono davvero pochi: posso rapidamente verificare se ho le materie necessarie per sostenere il costo della carta e, fatta eccezione per alcuni particolari edifici, non osserverò alcun effetto nell’immediato. Dov’è allora tutta questa profondità? La risposta è semplice se osserviamo la questione con l’occhio del designer: la carta che scelgo in 7 Wonders, una volta messa in gioco, vi rimarrà fino al termine della partita; se calo una carta che produce “Legno”, potrò beneficiare di questa materia per tutti i turni a venire. E’ molto diverso da ciò che accade in Citadels, dove il Personaggio scelto rimane in mio possesso per un unico turno. In 7 Wonders, la scelta della carta da giocare è una scelta prevalentemente strategica: dovrò valutare non solo il beneficio immediato fornito dalla carta ma anche e soprattutto l’influenza che essa eserciterà per tutti i turni successivi. La strategia consiste esattamente in questo: nella elaborazione di un piano a lungo termine che si dipana attraverso la successione di diverse mosse nel tempo. La profondità strategica, dunque, allude alla distanza che separa il momento in cui si compie una scelta da quello in cui ne possiamo osservare pienamente le conseguenze. Anche l’altro mio amico, quindi, sarà soddisfatto: 7 Wonders è “strategicamente profondo”.

Giochi davvero profondi
Un gioco davvero profondo è quello che, senza mezzi termini, riesce ad affiancare profondità tattica e strategica, pensiero a breve, medio e lungo termine, complessità di calcoli e valutazioni intuitive. In due parole: Puerto Rico. Qui non c’è discussione che tenga; vi sono scelte tattiche semplici, come la valutazione di quanti coloni frutterà a me e ai miei avversari la scelta del Sindaco, e scelte tattiche complesse: avete mai provato a calcolare in anticipo chi, nella fase del Capitano, riuscirà ad imbarcare tutte le merci e chi invece sarà costretto a gettarne qualcuna? Inoltre questo signor gioco non si limita alla tattica e incorpora scelte strategiche altrettanto interessanti: quale tipo di piantagione mi conviene acquisire, tenendo conto della produzione già avviata dagli avversari che mi precedono in ordine di turno? E soprattutto, quali edifici si combineranno meglio col piano che voglio realizzare, tenendo conto anche della fase della partita (apertura, medio gioco o finale) e del numero di giocatori? Sono scelte, queste ultime, cruciali dato che le loro conseguenze si potranno osservare nell’arco dell’intera partita.

A questo punto non possiamo non citare l’esempio più illustre di profondità ludica: gli Scacchi. In questo meraviglioso gioco diviene evidente come tattica e strategia si fondano a creare una mescolanza di calcolo, intuizione e, a volte, puro genio. Qui la strategia non è, come accade nei giochi da tavolo cui siamo abituati, suggerita dall’ambientazione o dalle meccaniche, ed occorre un grosso sforzo di immaginazione (e molto studio) per arrivare alla comprensione dei temi strategici più frequenti: la struttura dei pedoni, a seconda dei casi, potrà rendere consigliabile un attacco sul lato di re piuttosto che su quello di donna, o un piano di attesa e di pressione costante. La tattica qui diviene pura arte: in alcune circostanze un buon giocatore può prevedere le possibili risposte dell’avversario alle proprie mosse spingendosi fino a cinque o più turni in avanti. Negli Scacchi diventa ancora più evidente la relazione di continuità che lega strategia e tattica. La prima suggerisce, tra diversi obiettivi, quello potenzialmente più promettente, mentre la seconda determina, tra le varie strade che conducono alla meta prefissata, quella più accurata ed esente da errori.

Come rendere più profondo un gioco
Siamo arrivati ora alla domanda da un milione di dollari: come possiamo aumentare la profondità di un gioco? Naturalmente è molto difficile dare una risposta generale, anche a causa del limitato spazio a disposizione, ma qualche spunto lo possiamo trarre dagli esempi riportati finora. Vogliamo più profondità tattica? Allora dovremo creare i presupposti perché lo stato del gioco sia fortemente variabile da un turno all’altro, in modo che la stessa mossa, fatta in momenti diversi, produca effetti maggiori o minori: mucchi di risorse che crescono o si estinguono, pedine che si spostano su una mappa, opportunità che si creano per effetto del caso o delle azioni altrui e di cui occorre approfittare, talvolta tempestivamente. Se invece il nostro obiettivo è rendere un gioco più strategico allora dobbiamo ricordare la distinzione, di cui abbiamo parlato qui, tra risorse consumabili e permanenti. Queste ultime sono certamente quelle che fanno al caso nostro, dato che il giocatore che le acquisisce potrà sfruttarle più volte, facendone la base di un piano a lungo termine. Anche le risorse consumabili, però, non sono da sottovalutare perché, ricordiamolo, profondità vuol dire distanza: sarà sufficiente fare in modo che il giocatore non possa spendere subito queste risorse ma debba necessariamente attendere diversi turni prima di poterle utilizzare. Come ottenere ciò? Una possibilità è che egli debba spendere una “combinazione” di risorse invece che risorse singole (vi dicono niente i cubetti di Caylus?).

E adesso a voi la parola! Create, realizzate e… approfondite. E se proprio non doveste riuscire a creare un gioco profondissimo, che importa? In fondo anche la morra cinese è divertente, no?

Plautus

Walter (Plautus) Nuccio è un appassionato di giochi da tavolo e di game design, disciplina della quale ama indagare ed approfondire gli aspetti teorici. Ha partecipato al concorso Miglior Gioco Inedito Lucca Games 2011, arrivando in finale con Evolution.

8 pensieri riguardo “Giochi e profondità

    • 11 Settembre 2013 in 18:31
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      Grazie, mi fa piacere. Anche eventuali commenti, domande o, perchè no, opinioni contrarie, sono sempre gradite ;)

  • 12 Settembre 2013 in 18:55
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    Secondo te si può quantificare la profondità allo stesso modo di come si fa per la difficoltà? O rimane sempre un parametro intuibile ma astratto?
    Ps: articolo veramente molto interessante :-)

    • 13 Settembre 2013 in 13:49
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      Grazie per il tuo intervento, il mio tentativo con questo articolo era proprio quello di rendere un po’ meno astratto il termine profondità, cercando di dettagliarne il significato. Se però per quantificare intendi misurare (era questo che intendevi?) allora penso che il grado di profondità di un gioco sia solo qualcosa che può essere percepito a livello intuitivo. Mi sfugge però una cosa: in che senso dici che puoi “quantificare” la difficoltà?

      • 13 Settembre 2013 in 14:32
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        Beh se si devono catalogare dei giochi è possibile assegnare loro un valore numerico in base alla difficoltà, traducendo in numeri i concetti di facile, medio, difficile, ecc, in tal modo “quantifico”, ovvero associo un numero. Questa operazione fatta per la profondità non la vedo così agevole, perché (come hai scritto tu) è un qualcosa che si percepisce a livello intuitivo, ma se così fosse questo potrebbe essere un sintomo che non siamo ancora in grado di capire a fondo cos’è la profondità.

        Ps: perdona se sembro più un matematico pedante che un appassionato di giochi:-)

        • 13 Settembre 2013 in 17:41
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          Si, probabilmente non è agevole. Bisognerebbe prendere un set di giochi (o meglio, di singole meccaniche)e chiedere a diversi giocatori di valutarne la profondità tattica e quella strategica, per poi vedere se i pareri concordono. Sarebbe un bel banco di prova :)

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