Onward to Venus: Wallace ci porta in un “nuovo” romanzo

di Alberto “Doc”

A quanto pare Martin Wallace e Treefrog Games sembrano aver deciso di perseguire un certo trend per i loro ultimi prodotti ovvero quello di trarre ispirazione da romanzi fantastici o di fantascienza. Così dopo le trasposizioni prese da Mondo Disco con Discworld: Ankh-Morpork e The Witches: A Discworld Game a cui poi è seguito A study in Emerald ispirato ad uno dei racconti di Nail Gaiman (dove il filone Lovecraftiano si mescola con quello di Sherlock Holmes), ora è il turno di un autore forse meno conosciuto, Greg Broadmore, e di una delle sue opere, Doctor Grordbort, da cui è tratto l’ultimo titolo del papà di Brass, ovvero Onward to Venus.

L’ambientazione dell’opera, e quindi del gioco stesso, è una parodia della corsa alla conquista del continente africano da parte dell’Impero Britannico del diciannovesimo secolo trasposta però nella totalità del sistema solare dove i protagonisti esplorano i pianeti che ruotano attorno alla nostra stella facendo l’incontro co i nativi di ogni mondo i quali sembrano non accogliere molto di buon grado la presenza dei coloni terrestri.
Molto meno invece si sa sulle meccaniche di gioco. La presentazione infatti accenna al fatto che si tratta di un gioco con regole semplici e lineari della durata di circa 90 minuti. Una partita consta di tre turni in cui i giocatori dovranno sfrecciare fra lune e pianeti rivendicando le tessere presenti in questi punti. Le tessere sono un po’ il fulcro del gioco visto che attraverso queste sarà possibile ottenere carte, avere accesso alla costruzione di fabbriche e miniere, incontrare bizzarre creature da cacciare o ancora ottenere subito un po’ di denaro. Inoltre le tessere permettono di attaccare gli avversari o di alzare il livello di criticità del pianeta/luna dove è presente il giocatore. Tale livello se arriva a certe soglie può scatenare cose poco simpatiche come invasioni marziane, ribellioni di robot, pirati spaziali e così via…

Cosa posso dire a riguardo? Beh, il gioco descritto così ha certamente un certo fascino, ma il pensiero che sia Wallace ad aver confezionato le meccaniche mi rende piuttosto scettico, e vi spiego il perché. Questa ambientazione assieme a quelle che ho citato degli ultimi giochi di Treefrog, sono davvero spettacolari, ma al tempo stesso secondo me sono state sminuite nella loro trasposizione riducendosi in molti casi ad essere solo una mera cornice alle meccaniche di Wallace. L’ho riscontrato sia in Discworld che in A study in Emerald e la cosa mi è piuttosto dispiaciuta. Onward to Venus temo che subirà la stessa sorte. Certo gli appassionati di Wallace io credo ne rimarranno comunque conpiaciuti ma questi romanzi così evocativi meriterebbero a mio avviso molto più rilievo di quello che ho visto finora. Spero perciò che questo viaggio nel sistema solare ci porti qualcosa in più delle classiche meccaniche che ormai ben conosciamo e che riescano a farci sentire un po’ più il fascino del romanzo a cui sono ispirate.

2 pensieri riguardo “Onward to Venus: Wallace ci porta in un “nuovo” romanzo

  • 24 Aprile 2014 in 15:36
    Permalink

    A study in emerald è tratto da una storia breve di nail gaiman dove la tradizione di lovecraft si mescola con Sherlock Holmes. Non da una storia di lovecraft direttamente.
    Ciao
    Fede

    • 24 Aprile 2014 in 15:53
      Permalink

      Ciao Fede,

      grazie mille per la segnalazione, ho corretto il testo dell’articolo. :)

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