A Dog’s Life – recensione one shot

di Max “Luna” Rambaldi A Dog’s Life

C’è da dire che io ho sempre parteggiato per i gatti, ma quando ho visto la copertina e letto il titolo di questo board game a Lucca Comics & Games, A Dog’s Life, non ho potuto fare a meno di sorridere e pensare che potesse essere davvero divertente. Per cui zampe in spalla e cominciamo.

 

2016 / AUTORE Christophe Boelinger
ARTISTA Marek Píza
NUMERO DI GIOCATORI 2 / 6
ETA’ 8+
DURATA 60+ minuti 
DIPENDENZA DALLA LINGUA Sì, nel regolamento, solo in inglese all’epoca di questa recensione
TIPO DI GIOCO Family, Party Game [ambientazione Animali]

MECCANICHE PRINCIPALI Miniature / Poteri variabili / Controllo Aree / Movimento su plancia

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Ambientazione e setup. Il titolo la dice lunghissima pur essendo conciso: la vita di un cane. Non intesa come la sua intera esistenza, da cucciolo a vecchietto, ma come uno spacco sulla giornata di un quattrozampe cittadino. Una specie di eccitante avventura tra le vie della città, che mi ha fatto pensare molto a Lilly e il Vagabondo e ad Oliver & Company, degli omonimi cartoni. Il setup è rapido: si apre il tabellone, si dividono un paio di mucchietti di token e ogni giocatore prende la propria plancetta e figura di cagnolino. E via! Si parte a far cagnara.

Come si gioca. In A Dog’s Life lo scopo del gioco è trovare e sotterrare nel proprio rifugio speciale 3 ossa prima che lo facciano gli avversari. Nei panni di un cane, a scelta tra i 6 presenti nella scatola, si hanno a disposizione un numero variabile di azioni per turno (tra 7 e 9, a seconda del personaggio interpretato) per vagabondare per la città e fare quello che fanno i cani: rovistare nell’immondizia, mendicare cibo al ristorante, consegnare i giornali, azzuffarsi con gli altri giocatori, fuggire dall’accalappiacani, bere dalle fontane e immancabilmente marcare il territorio. Molte delle azioni sono soggette alla fortuna e all’indole del proprio cane, e il risultato di esse viene determinato dalla pesca di una carta di un proprio mazzetto personale (diverso per ogni personaggio). Importante è tenere sempre sotto controllo il livello di fame, e giocare bene il movimento dell’accalappiacani, la cui vettura viene mossa sul tabellone della città dai giocatori, ognuno alla fine del proprio turno, che in caso di riuscita cattura può costringere i cani a restare in canile fino a 3 turni.

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Materiali e regolamento. Il tabellone, le plance e i mazzetti personali sono illustrati in modo vivace, efficace e sono decisamente carini. Accontentano i bambini ma non risultano stucchevoli all’adulto. Graficamente si rivelano piuttosto chiari da interpretare, salvo saltuari dubbi sull’ubicazione esatta dell’entrata di alcuni edifici o l’interpretazione su quale sia il giornale numero 6 e 9. L’auto dell’accalappiacani è in tono e le miniaturine gommose che rappresentano i cani sono colorate e dettagliatissime. Nonostante il materiale abbia un appeal che sa molto di sorprese delle uova di Pasqua. Il regolamento sembra ben organizzato (nonostante per ora ci sia solo in inglese) con molte figure chiarificatrici.

A dog's Life

Cosa ne penso. A Dog’s life mi ha accalappiata dal titolo! Ci ho giocato una sola volta (da cui il titolo One Shot) in 5, e la partita è durata un’oretta. Nonostante un errore d’interpretazione iniziale sul funzionamento dell’auto il resto del gioco è filato senza intoppi. A me ha divertito molto nella sua semplicità, per come è riuscito ad evocare la vita canina. A giudicare dalla reazione degli altri giocatori direi che è riuscito anche nell’intento di aggregare dei perfetti sconosciuti.
Il look dei cani è stereotipato in modo da far subito capire chi è chi. Inoltre i personaggi sono profondamente diversificati nel modo di agire grazie ai mazzi personalizzati, invitando all’interpretazione. La levriera ad esempio è avvantaggiata in velocità, avendo 9 azioni contro le 7-8 degli altri personaggi, il boxer ha più chance degli altri di pescare carte con punteggi alti in caso di risse canine, mentre la barboncina d’alto bordo ha possibilità che rasentano lo zero di trovare qualcosa tra i rifiuti. Perchè diciamocelo: non si sporcherebbe mai le zampe con un’azione così rivoltante. Non è particolarmente complesso e i turni sono piuttosto veloci. Mi è piaciuta anche la gestione del canile dal quale si può uscire con la pesca delle carte. 1 al primo turno di detenzione, 2 carte al secondo e uscita gratuita dopo 3 turni passati in gabbia. Una specie di buona condotta per evitare che si passi mezza partita assieme a Gilda de Le follie canore canine. La cosa che ha forse fatto più scompisciare è stata la possibilità di fare pipì sui lampioni e rallentare il gioco avversario. Ogni qualvolta s’incontra un odore estraneo sul cammino infatti è obbligatorio terminare il turno. Per annusare ovviamente, come si confà a un vero cane, e marcare il lampione.
Penso che sia un gioco fantastico soprattutto per le famiglie. Non sono certissima della longevità, ma mi ha lasciato la voglia di riprovarlo. Questa volta più conscia delle peculiarità dei personaggi ampiamente descritti a fine regolamento. Un titolo che per me, pur amante dei german, vale ampiamente una scodinzolata. Wof!

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