Radetzky | Recensione

| Impressioni

La grafica del gioco è abbastanza scarna ma funzionale e leggibile, non fa gridare al miracolo visivo ma si adatta bene all’ambientazione. Si rifà allo stile visto in Zena 1814. I materiali sono minimali, le carte resistenti e tengono anche dopo numerosi mescolamenti (consiglio comunque di imbustarle).

Per quanto vi siano ovvie scelte di progettazione che deviano dal reale storico l’ambientazione di assedio è ben resa. Pur non essendoci riferimenti storiografici nei materiali di gioco (come in un Twilight Struggle per dire) si nota lo sforzo di porre l’ambientazione all’attenzione del giocatore e non solo col nome sulla scatola. Ho ovviamente apprezzato le note storiche presenti sul regolamento.

Di suo il regolamento è ben fatto, ricco di esempi e di immagini. Il difetto principale che ho riscontrato riguarda la struttura che verte prima sulla modalità base e che poi introduce le regole della modalità avanzata obbligando di fatto, almeno per le prime partite, a leggere saltando avanti e indietro nelle pagine. Comprendo la scelta di rivolgersi dapprima ad un pubblico di neofiti, spiegando prima la modalità semplice, ma da giocatore regolare avrei preferito l’approccio inverso. Sulla scatola è presente in italiano, inglese, francese, tedesco.

La meccanica di gioco richiama fortemente Pandemia, anche se in Radetzky la modalità di liberazione di una Zona è legata al combattimento e al rischio che si vuole correre di volta in volta. L’impatto della fortuna è molto alto, se la partita vi girerà male sarà dura raddrizzarla e la gran parte delle volte vi porterà alla sconfitta. Su questo punto in particolare la mia esperienza è di sconfitte continue, molto spesso al limite, che possono rendere a volte un po’ frustrante l’esperienza.
Certo gli italiani non hanno avuto vita facile all’epoca e gli autori hanno fatto bene a rendere il gioco difficile, però qualche volta un po’ di frustrazione è emersa. A proposito delle scelte strategiche che i giocatori hanno al tavolo non sono poche, bisogna posizionarsi in maniera oculata sulla mappa, posizionare le barricate al momento e nei posti giusti, utilizzare le nobildonne in maniera attenta, capire quando sprecare una mano di carte per potenziare un’abilità e quale, etc. Sicuramente da questo punto di vista un gioco semplice ma appagante per quanto anche un’ottima strategia potrebbe essere spazzata via da un pesca sfortunata. L’idea del combattimento usando il sistema carta-sasso-forbice mi sembra azzeccata in quanto rende uno degli elementi di gioco più importanti di immediata comprensione fin da subito, come anche l’elemento di push your luck durante gli scontri.

Come in molti cooperativi l’interazione è legata alle discussioni che si intavoleranno durante lo svolgersi della partita. Il rischio di giocatore alpha è presente ma fortunatamente non mi è mai capitato e in qualsiasi caso ognuno avrà la sua mano di carte da gestire, quindi un suo grado di indipendenza. Se non vi sono giocatori completamente disinteressati le sfide saranno avvincenti e ricche di spunti.

Come in tutti questi giochi vi è sempre il rischio del vinto e finito, per quanto nella mia esperienza sono le sconfitte ad essere più presenti rispetto alle vittorie. In qualsiasi caso trovo il gioco mediamente longevo, data dalla variabilità del setup iniziale e dalla possibilità di aumentare e diminuire la difficoltà delle partite.

Per quanto notato il gioco a mio avviso rende il meglio in cinque giocatori. Questo perché la configurazione della mappa è la stessa che in meno partecipanti, vi è una maggiore probabilità di combattere uniti e sarà più facile gestire la varie zone. Al calare del numero di giocatori diventerà più difficile avere la situazione sotto controllo e sarà maggiore il rischio di sconfitta. Giocarlo in due o in solitaria di fatto è come giocare in tre col morto, quindi consigliato dopo qualche partita di rodaggio. Inoltre, data la frequenza delle discussioni al tavolo, più si è e meglio si apprezza il gioco e più divertente risulta essere la partita, anche perché di fatto è come se non ci fossero tempi morti.

| Conclusioni

Al netto di quanto detto il mio giudizio su Radetzky è positivo, ho avuto un riscontro favorevole con la maggior parte delle persone con cui ci ho giocato, siano esse più esperte o semi neofiti del gioco. Ha dalla sua una semplicità di apprendimento, il fatto di essere una sfida piacevole e di mettere in evidenza un fatto storico non così diffuso. Di contro non introduce nulla di particolarmente nuovo in quanto ad originalità e presenta un alto impatto della fortuna. Il prezzo tutto sommato contenuto rispetto alla tendenza attuale è un plus.

Regole semplici e di immediata comprensione Alto impatto della fortuna
Porta alla partecipazione dei giocatori al tavolo Longevità media
Adatto a tutti i tipi di giocatori Originalità non elevata
Prezzo contenuto
Richiama ad un evento storico non così diffuso in ambito ludico

Renberche

German per vocazione e genetica, ma amante anche dei giochi storici. Gioca a tutto ma si lamenta quando c'è un dado da tirare. Conosciuto anche come il nauta polacco, data la passione per i giochi in tema Est Europa. La mia top 3? Agricola, Twilight Struggle, Race! Formula 90. La mia bottom 3? Unlock, Avalon e Intrigue. Perché una formica come logo? Ovvio perché adoro i giochi con le formiche (e anche api, ma dovevo scegliere). Dov'è Alkyla? C'è un articolo a riguardo. Extra: divoratore di libri, fanatico di F1, socio CICAP e web master di questo sito.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.