Dark Worlds: l’esplorazione spaziale non passa mai di moda
di Alberto “Doc”
I giochi di esplorazione e conquista spaziale continuano ad avere sulla mia persona un fascino irresistibile ecco così a scrivere nuovamente su una delle prossime uscite in merito: Dark Worlds, titolo creato da Gregory Love e pubblicato dalla Print & Play Productions. Sarà un clone di quanto già a disposizione sul mercato o invece siamo di fronte a qualcosa di nuovo ed originale? Vediamo di saperne di più e di provare a rispondere a questa domanda.
Iniziamo dall’ambientazione che ripesca chiaramente dai temi classici del genere: siamo sovrani di grandi civiltà dedite all’esplorazione spaziale ed il nostro obiettivo è di diffondere la nostra influenza su più mondi possibili nell’universo. E tutto questo lo dovremo fare controllando settori spaziali, scoprendo nuovi mondi sconosciuti da colonizzare e da cui ottenere preziose risorse.
Capiamone meglio le meccaniche entrando nel turno di gioco coposto dalle seguenti fasi:
- Iniziativa: viene determinato l’ordine di gioco tramite tiro di dado.
- Ricerca: vengono convertiti i punti ricerca in nuove tecnologie seguendo l’albero tecnologico dei sette diversi tipi di branche presenti che sono materiali, intelligenza artificiale, terraforming, volo spaziale, commercio e diplomazia, distribuzione e militare.
- Risorse e commercio: da ogni insediamento che ne produce, vengono recuperate risorse e aggiunte alla propria riserva. E’ possibile successivamente attivare la fase di commercio se è stata ricercata la specifica tecnologia “rotte commerciali” con cui effettuare scambi.
- Scoperta e costruzione: vengono scoperti i nuovi elementi spaziali dove le navi scout hanno la possibilità di esplorare ed è possibile costruire colonie e combattenti.
- Movimento: vengono effettuati gli spostamenti delle navi nei vari settori.
- Combattimento: vengono risolti i conflitti fra fazioni avversarie.
- Turno di gioco: viene lanciato un d8 e viene spostato un buco nero sulla plancia di gioco che rimuove gli elementi sopra presenti.
Il gioco termina dopo 10 turni e si determina il vincitore effettuando la conta dei punti vittoria che si conseguono dal controllo dei settori spaziali, in base al livello di colonizzazione, attraverso le tecnologie scoperte e dagli artefatti recuperati durante la partita.
Abbiamo quindi davanti la classica struttura del 4X con esplorazione, colonizzazione, estrazione risorse e combattimento, ai quali si aggiungono ricerca tecnologia e commercio. Il gioco dopo la lettura del regolamento sembra pescare a piene mani da titoli già ben conosciuti non mostrando quindi particolari elementi di originalità eccetto che per i corpi planetari che possono ospitare più o meno abitanti e possono essere terraformati e per il buco nero che randomicamente si muove per l’universo creando un elemento di variabilità e destabilizzazione. Interessante anche la varietà che offre l’albero tecnologico sviluppando sette diverse branche di ricerca che possono dare longevità al gioco. Questo in sostanza ciò che rende il titolo leggermente diverso dagli altri anche se non so se sia sufficiente a farlo emergere dalla massa. Vedremo a che prezzo uscirà e aspetteremo di sentire i primi commenti riguardo alla fluidità delle partite per vedere se le sue quotazioni aumenteranno o meno.