Consigli per neofiti – Parte 2 – Reperire il gruppo di gioco, imparare e spiegare un titolo
di Davide “Canopus”
Nella prima parte di questa raccolta di consigli ho parlato di come scegliere il titolo da giocare, in particolare ho illustrato una carrellata di parametri, ho accennato ad un meccanismo di scelta e ho abbozzato una classificazione dei giochi in base a dei parametri rilevanti, in primis la meccanica di gioco e in seconda battuta l’ambientazione.
Oggi vediamo di affrontare il tema del con chi giocare, che non è cosa da poco. In particolare la questione si snoda in 3 punti focali: come trovare o formare un gruppo di gioco, come imparare il gioco e, infine, come spiegarlo.
Con chi gioco?
Trovare i giocatori
Direi che la questione è cruciale dato che, escluse rare eccezioni, per giocare ad un boardgame bisogna essere almeno in 2. Ho detto rare eccezioni perché in realtà esistono anche titoli in solitari, un esempio è Venerdì della 2F-Spiele, ma si tratta di una nicchia di dimensioni davvero minuscole. Piuttosto è più comune trovare titoli che permettono una scalabilità da 1 ad N giocatori, tipo Nations o Agricola, sebbene per giocare in solitario spesso si utilizzino radicali variazioni delle regole. Se volete la mia personale opinione lascerei perdere completamente questa modalità di gioco in quanto, sempre a mio parere, se i giochi in scatola vengono chiamati giochi di società un motivo c’è e la compagnia attorno al tavolo è parte integrante del divertimento. Detto questo non dubito che ci siano casi in cui la partita in solitario possa avere un senso, tipo quando si cerca di imparare a giocare ad un titolo complicato, ma lo vedremo nei prossimi paragrafi.
Bene, abbiamo capito che il gruppo di gioco è necessario, ma se non lo avete come potete trovare o crearvene uno? Iniziamo con il trovare. Credo che il metodo migliore sia il web! Tramite internet e il vostro amico Google potrete trovare e reperire potenzialmente molte informazioni su gruppi di giocatori desiderosi di accrescere il loro bacino ludico e sempre alla ricerca di nuovi partecipanti per i loro tavoli. A questo punto si deve però eseguire una distinzione (vai, modalità tizio professionale che fa la voce fuori campo in un documentario su strane creature):
– Gruppi non organizzati: sono gruppi di giocatori partiti un po’ per caso e spesso legati da fattori comuni, come il far parte della stessa compagnia di gioventù o l’essere vicini di casa, o anche il far parte di precedenti gruppi ludici. Nella maggior parte dei casi si trovano a casa di uno dei membri e spesso e volentieri non sentono la necessità di allargare il proprio gruppo dato che l’esperienza ludica si traduce in qualcosa di “intimo”, un po’ come invitare degli amici a bere un caffè. Ogni tanto, però, questi gruppi decidono di fare un passo avanti e magari iniziano a trovarsi in un bar o in un patronato, ad utilizzare uno strumento di pubblicizzazione su internet, come un sito web o un forum, e ad organizzare piccoli eventi di gioco della durata di una giornata per fare partite a titoli più corposi e per attirare nuovi giocatori. Insomma, fanno quel passo in più necessario per diventare un gruppo organizzato.
– Gruppi organizzati: sono gruppi di gioco che in genere contano un numero di membri superiore a quello dei gruppi non organizzati e che presentano sempre un sito web o un forum, spesso sono anche registrati come associazioni. I motivi per cui i giocatori si aggregano sono diversi e non si limitano solo al trovare gente con cui giocare. Avere un gruppo significa anche maggiore scelta nei giochi (dato che ognuno porta i suoi e spesso le associazioni hanno delle loro ludoteche) e nelle persone con cui giocarli (possibilità di scegliere tra più tavoli con giochi diversi nello stesso appuntamento), organizzare gruppi di acquisto per suddividere i costi comuni (come il trasporto), reperire lo spazio dove giocare, avere la possibilità di provare titoli posseduti da altri prima di acquistarli e, soprattutto, creare nuovi legami e trovare nuovi amici. Per questo di solito i gruppi organizzati non si trovano a casa di qualcuno ma in spazi come patronati, bar, negozi di giochi e spazi messi a disposizione dalle amministrazioni pubbliche. I gruppi organizzati sono sempre alla ricerca di nuovi giocatori, altrimenti invecchiano e finiscono per estinguersi, inoltre partecipano spesso e volentieri ad eventi di una certa rilevanza, tipo manifestazioni ludiche o feste di paese, così da poter farsi pubblicità e accrescere la propria nomea nei confronti della amministrazioni (rapporto sempre difficile ma necessario), oltre a conoscere nuova gente.
Immagino avrete già capito che i gruppi organizzati o che stanno facendo il passo da non organizzati ad organizzati sono sicuramente quelli che è più facile trovare sul web. Ma come? Spesso basta una ricerca su Google, ma non è detto che dia buoni frutti in quanto potrebbero essere penalizzati nell’indicizzazione. In tal caso può essere utile riferirsi ad elenchi sui siti specializzati. Il nostro sito, per esempio, presenta una sezione associazioni, che però ammetto essere un po’ scarna al momento, sicuramente troverete un elenco più folto nel sito della Tana dei Goblin (TdG per gli amici). La TdG è un network che raccoglie più associazioni distribuite su tutto il territorio nazionale che condividono gli stessi valori ludici e gli stessi strumenti informatici, ossia sito internet e forum. Lì non solo potrete trovare la sede della TdG più vicina alla vostra città, ma grazie al loro forum potrete anche trovare gruppi di gioco più piccoli o richiedere informazioni sulla presenza di gruppi nella vostra stessa zona geografica. Al limite, se proprio non riuscite a venirne fuori, potete mandare un messaggio privato (MP) a qualche goblin della vostra stessa città per vedere se ha un suo gruppo ed è disposto ad accettarvi, con me è successo e la cosa ha funzionato. Certo, non è detto che vi risponda, portate pazienza, non abbattetevi e riprovate con qualcun altro.
Menzione particolare va ad altri strumenti telematici creati appositamente non solo per sondare i gruppi organizzati ma anche quelli non organizzati. Il primo tentativo che mi viene in mente è stato l’applicazione per cellulare GetGamers, ma credo che ormai sia andata in disuso dato che è pure sparita dallo store di Android. Sicuramente la sua eredità è stata colta dal sito boardgamenet.com, che di fatto si propone di fare la stessa cosa ma su una piattaforma più accessibile e portabile. In pratica consente di trovare i gruppi di gioco che si iscrivono al sito filtrandoli per distanza geografica e gioco. Personalmente sono strumenti che consiglio sicuramente di utilizzare e che di sicuro male non fanno al panorama ludico del nostro paese, però mi lasciano un po’ dubbioso. Il fatto è che dalla mia esperienza è sempre emerso che i giocatori preferiscono andare a giocare in associazioni riconosciute (o comunque gruppi organizzati), magari con una loro sede, piuttosto che a casa di sconosciuti, e le associazioni hanno il loro forum o il loro sito che in genere tendono a tenere più aggiornati di altri strumenti esterni.
Se proprio non riuscite ad ingranare con internet ci sono anche altre soluzioni. Per esempio se nella vostra città esiste un negozio di boardgame potete andare a chiedere se sono a conoscenza di gruppi nel territorio, vedrete che lo sapranno di sicuro in quanto i membri dei gruppi sono nella maggior parte dei casi i loro migliori clienti. Altra possibilità è recarsi ad un evento ludico, o ad un evento qualsiasi in cui sia presente un qualche angolo ludico, e provare ad attaccare bottone.
Ovviamente, se tutto questo non funziona, o se siete particolarmente masochisti, c’è sempre il piano B: crearsi il proprio gruppo. Se siete neofiti o quasi, a meno che voi non siate passati dai giochi “di massa” ai boardgame insieme ad altre persone, o non conosciate già qualcuno che è molto interessato ad esplorare questa nuova prospettiva, direi che si potrebbe parlare di impresa titanica. Purtroppo la concorrenza dei videogame è tremenda inoltre il nostro hobby è spesso visto, nel migliore dei casi, come roba da gente con la scogliosi che non ama gli spazi aperti, se non anche da sfigati (come se poi giocare a PES o stare a guardare il calcio in tv fosse equivalente ad una corsa campestre o rendesse incredibilmente più fichi). Devo però ammettere che in questo particolare periodo storico, una famosa serie televisiva ha completamente rivisitato il concetto di nerd, trasformandolo da un aggettivo dispregiativo a quasi un complimento o un fenomeno di moda. Grazie a questa particolare situazione mediatica probabilmente stiamo vivendo quello che potrebbe essere l’epoca d’oro per l’immagine degli appassionati del divertimento intelligente, tra cui i boardgame, nel nostro paese e non solo. Detto questo il problema persiste, se volete creare un vostro gruppo dovrete risolvere il problema principale, trovare gente che sia disposta a sedersi ad un tavolo per giocare. Gli ostacoli? Beh, in primo luogo vincere l’eventuale inerzia verso qualcosa di nuovo, in secondo luogo trovare il gioco adatto che possa interessare (e qui ne abbiamo già parlato molto) e, terzo classificato, lo scoglio delle regole, ma ora vediamo come spiegarle al meglio.
Imparare un gioco per spiegarlo
Chiariamo subito che tutto quello che seguirà riguarda ovviamente i titoli che hanno un minimo di spessore e struttura. Se prendiamo i giochi con regole banalotte, quelli con indice di difficoltà 0 nella mia classificazione, per intenderci, l’apprendimento e la spiegazione sono immediati. Per il resto c’è Mastercard… no, per il resto bisogna imparare a giocare e a spiegare.
Partiamo subito da quella che per me è una regola aurea della spiegazione dei boardgame: se hai a che fare con i neofiti e non conosci bene il gioco, lascia perdere e cambia titolo.
Se siete davanti a giocatori abbastanza esperti potete anche accordarvi, avvisando preventivamente che la vostra spiegazione sarà piuttosto altalenante e piena di pause per cercare le informazioni sul manuale di istruzioni. Effettivamente se ci tengono a giocare quel titolo potrebbero venirvi incontro, portare pazienza e pure aiutarvi. Ma se avete a che fare con i neofiti lasciate perdere, alla prima pausa vi guarderanno con sguardo interrogativo, alla seconda o vi chiedono di cambiare gioco o la loro mente inizierà a vagare per isole caraibiche e a fine spiegazione non avranno capito nulla con il rischio pure di allontanarli.
Abbiamo quindi individuato la prima difficoltà, imparare bene il gioco per spiegarlo. Ovviamente è un parametro che dipende molto dal titolo, ma in linea di massima leggere N volte le istruzioni non è detto che basti, anzi. Aggiungiamo anche che spesso i manuali non aiutano, possono mancare esempi, essere nebulosi o troppo dispersivi. Per le eventuali lacune o chiarimenti spesso su internet si possono reperire FAQ, trovare forum di discussione e chiarimento per le regole e, in alcuni sfortunati casi, anche ulteriori versioni del regolamento (un caso esemplare sono le 3 versioni del regolamento di Panic Station per correggere via via le meccaniche e renderlo giocabile). Purtroppo non è detto che il distributore che traduce il gioco in italiano poi lo supporti traducendo anche tutte le FAQ e le integrazioni alle regole, ma i maggiori distributori lo fanno e il forum della TdG spesso ospita discussioni chiarificatorie sui regolamenti. Oltre al manuale sono sicuramente di grande aiuto i numerosi videotutorial che si trovano su internet, in particolare quelli del nostro Alkyla, ma che a mio parere non possono sostituire in pieno il manuale, almeno per i giochi più corposi. Altro strumento d’aiuto possono essere i fogli di sommario alle regole che i giocatori possono tenere sul tavolo di gioco come promemoria, io personalmente, se non sono già presenti nella scatola, o me li faccio oppure fotocopio in piccolo quelli presenti dietro al manuale. In alcuni casi può essere estremamente utile simulare una partita, ovviamente i primi turni altrimenti sai che noia. Alcuni giochi, come dicevamo, prevedono la modalità in solitario, a tale scopo ha senso solo se la scalabilità è resa in modo proporzionale perché le regole rimangono pressoché invariate e quindi si assimilano i concetti. Ma se la scalabilità è vincolata e giocate da soli vi troverete probabilmente regole aggiuntive o modificate e potreste trovarvi a giocare letteralmente ad un altro gioco.
Spiegare il gioco
Ora che sapete esattamente di cosa dovete parlare, potete procedere a trasmette il vostro sapere ludico al prossimo. Voglio subito specificare che non si tratta di una scienza esatta, varia di caso in caso a seconda del titolo, delle persone, del livello di esperienza dei giocatori e pure dalla situazione in cui vi trovate (spiegare un giocone durante un evento rumoroso e caotico non è facile, nemmeno se lo si propone a giocatori esperti). Altro aspetto importante è misurare i giocatori che si hanno davanti per capire cosa proporre, se sono neofiti alle prime armi non è il massimo proporre un gioco la cui spiegazione dura un’ora, ad un certo punto li perdi. Detto questo, propongo quello che è il mio metodo personale per spiegare un gioco a dei neofiti. Per prima cosa la struttura generale della spiegazione assomiglia a quella di un tema con introduzione, corpo e conclusioni, con la differenza che le cosiddette conclusioni non sono in realtà delle conclusioni ma degli eventuali consigli strategici di base o “sottolineature” di concetti critici per dar modo al giocatore inesperto di non trovarsi da subito spaesato e di non mandare a ramengo dai primi turni la partita per passare il tempo restante a ripetersi che tanto ormai ha perso. Quindi vediamo quale potrebbe essere la mia procedura ideale da seguire:
1) Introduzione: ha lo scopo di “alzare le orecchie” degli auditori, di catturare subito l’attenzione. Sicuramente una buona idea è partire raccontando qualcosa sull’ambientazione (sempre che non stiate spiegando un astratto), praticamente tutti i giochi offrono un trafiletto introduttivo all’ambientazione ad inizio regolamento, potete raccontare quello, se poi siete così bravi da cercare pure due righe di approfondimento su Google allora avete tutta la mia massima stima. Non sarebbe male cercare di rompere il ghiaccio con una battuta, ma la cosa dipende davvero molto da chi avete davanti. Sempre come parte dell’introduzione è importante dire subito cosa si deve fare per vincere e può essere utile fare un piccolo abstract del gioco, praticamente un sommario dove si spiegano al volo le meccaniche di base. Sempre nell’introduzione dovrete affrontare il setup, qualcuno intelligentemente propone di far partecipare i giocatori, bella idea! Ma se preparate subito tutto prima che arrivino i partecipanti secondo me è meglio. Il setup sono tempi morti per definizione che tendono da subito ad annoiare.
2) Corpo: la parte centrale dove si spiegano le regole in modo sequenziale dalla prima all’ultima, metodo Ikea insomma. Per i punti salienti è doveroso servirsi di esempi. Secondo me la spiegazione deve essere la più lineare e sciolta possibile, quindi attenti a non dimenticare nulla o sarete costretti a ritornare sui vostri passi e la cosa potrebbe confondere. Se non siete sicuri di qualcosa, sperando che sia qualcosa di marginale, vi conviene confessare che non ve lo ricordate e dire che lo controllerete a fine spiegazione. Poi, finita la spiegazione andrete a controllare sul manuale, per esempio se su Carcassonne non ricordate quanti punti si prendono per ogni città non chiusa a fine partita. Potete anche non seguire un percorso lineare e tenere per ultimi i concetti più astrusi a cui seguono quasi sempre le domande, basta che poi il filo del discorso regga comunque. Le domande sono sempre una gran rottura di scatole perché vi interrompono e rompono anche il ritmo della spiegazione, se sono poche e veloci sono tollerabili, altrimenti può essere un’idea chiedere al gruppo di farvele a fine spiegazione, se non devono aspettare le ore. Per i giochi in cui il turno è strettamente diviso in fasi ed è presente un qualche sommario per i giocatori (tipo Evo), può essere una scelta furba mostrare la sequenza ai giocatori, indicando proprio le fasi e spiegandone i dettagli. Questo aiuta sia i giocatori a seguire sia lo spiegatore a non perdere il filo. Attenzione, ogni tanto ci sono regole che possono essere spiegate durante il gioco (tipo i cubetti azzurri e quelli neri di Carnival Zombi) può essere un’idea saggia, ma avvisate sempre i partecipanti alla partita che alcune regole minori le spiegherete durante la partita se si presenta l’eventualità.
3) Conclusione: per chiudere in bellezza non è male un velocissimo riassunto delle eventuali fasi di gioco e, se ne siete in grado, potete dare qualche velocissimo consiglio strategico così che i giocatori meno attenti, o meno furbi, non mandino direttamente a ramengo la partita, o per fare in modo che tutti abbiano modo di partire dalla stessa posizione. Per fare un esempio, sempre rimanendo in campo Carcassonne, consigliare i giocatori di non piazzare subito i propri omini sui campi perché non si potranno più recuperare fino al termine della partita è una buona idea.
Nel caso si stia spiegando un titolo a dei giocatori “esperti” ovviamente le difficoltà sono minori in quanto già abituati, ne consegue che introduzioni e conclusioni appaiono notevolmente più ridotte e meno importanti. In questi casi può essere estremamente utile far riferimento ad altri giochi o a meccaniche note. Per esempio, se si dice che un gioco, tipo Seasons, ad inizio turno prevede la meccanica del draft, se i giocatori conosco il draft non servirà spiegargliela, velocizzando il procedimento.
Ma ora chiarifichiamo la mia procedura con un esempio, riporto quella che potrebbe essere la mia spiegazione de I Coloni di Catan, scelgo questo gioco perché credo che lo conoscano in molti e così ognuno può fare un confronto con il metodo che sceglierebbe per spiegarlo. Suppongo che si stia giocando con la configurazione della mappa di base e le colonie piazzate come consigliato dal regolamento per la prima partita, inoltre ipotizzo il setup già fatto.
1) Introduzione: “Voi giocatori vestirete i panni di intrepidi colonizzatori della sperduta isola di Catan. Questa è un’isola molto particolare in quanto, oltre ad essere praticamente simmetrica in ogni direzione, è straordinariamente fertile e ogni suo territorio, che guarda caso hanno tutti forma esagonale, produce una qualche risorsa utile per qualcosa. Unica eccezione è il deserto dove, con una scelta incredibilmente lungimirante, si è piazzato il bandito, poi vedremo che fa. Nel momento in cui arrivate sull’isola, prima cosa che fate appena scesi dalle vostre barche e smontarle e utilizzarne il materiale per costruirvi due colonie e due strade, le prime sono piazzate nei vertici comuni a 3 esagoni, le secondo lungo gli spigoli e connesse alle colonie (nel dirlo si piazzano sul tabellone una colonia e una strada di un colore qualsiasi)”. Notate subito che con un’introduzione tutto sommato superficiale ma abbastanza romanzata, abbia in un colpo solo attirato l’attenzione sugli elementi principali della mappa e allo stesso tempo abbia di fatto già spiegato grosso modo come piazzare sul tabellone gli edifici. Proseguiamo con l’abstract: “Il vostro scopo è diventare i migliori colonizzatori dell’isola. E come dovreste capirlo chi è il migliore? Beh, semplice, riceverete dei punti per quello che costruite, in particolare per le colonie, le città, la strada più lunga e alcuni miglioramenti. Il primo di voi che arriva a 10 punti vince la partita. Per fare tutto questo giocherete dei turni, dove ogni giocatore agisce in senso orario e a suo turno dovrà lanciare dei dadi per vedere che risorse raccoglie, eventualmente fare degli scambi con gli altri giocatori e, infine, utilizzare le risorse per costruire sull’isola.” È comodo per i giocatori neofiti collegare lo scopo del gioco all’ambientazione, notate anche che quando ho parlato dei punti non ho accennato ai punti che si fanno per il maggior numero di carte cavaliere giocate. È stata una scelta dettata dal fatto che non ho ancora spiegato che cosa fa il brigante e quindi è meglio sorvolare sull’argomento finché non ne avrò parlato, così da non generare dubbi e suscitare da subito domande.
2) Corpo: “Ma ora scendiamo nei dettagli di come giocare. Il giocatore di turno, la prima cosa che deve fare è lanciare 2 dadi, in base al risultato gli esagoni con quel valore piazzato sopra producono risorse e ogni giocatore che ha una colonia sullo spigolo di questi esagoni riceve una risorsa del tipo corrispondente per ogni colonia, quindi si fa un favore anche ai vostri avversari (si fa un esempio di questa azione). Notate che sul tabellone non c’è il 7, che guarda caso è il risultato più probabile quando si lanciano 2 dadi. Il 7 ai dadi è particolarmente fastidioso, se esce tutti i giocatori con più di 7 materie prime devono scartarne la metà per difetto. Inoltre dovete spostare il brigante su un nuovo esagono a vostra scelta, come conseguenza quell’esagono non produrrà risorse finché c’è il brigante sopra, inoltre il giocatore che lo sposta avrà il diritto di pescare una carta casuale dalla mano di un avversario che ha una colonia su uno dei vertici dell’esagono (anche qui esempio). Passata questa fase il giocatore di turno può tentare di scambiare risorse con gli avversari, senza alcuna regola sui tassi di cambio che si concordano al momento. Se gli avversari sono cattivi e non accettano scambi ricordate che è sempre possibile scambiare 4 risorse uguali qualsiasi per una qualsiasi altra risorsa. Inoltre, se avete costruito una colonia in corrispondenza di un vertice con un porto potete scambiare risorse con il gioco seguendo i tassi di cambio indicati sul porto, qui per esempio 3 risorse uguali per una qualsiasi (indicando il porto), qui invece due risorse qualsiasi per un grano (indicando un altro porto), ora vedremo come costruire le colonie.” L’ultima frase serve proprio ad evitare le domande, in pratica si dice ai giocatori “ok, è arrivato un concetto sconosciuto che è costruire, aspetta un secondo e non temere, vedrai che te lo spiego subito”. “Bene, ora, se il giocatore di turno ha abbastanza risorse in mano può decidere di costruire. I costi di costruzione sono indicati sui vostri schemini riassuntivi (si prende lo schermino in mano e si indica la strada). Per esempio una strada costa un legno e un argilla. Si restituiscono le carte alla riserva e si piazza una propria strada sullo spigolo di un esagono qualsiasi purché sia connessa ad un’altra vostra colonia o strada (si fa un esempio dell’azione). Il giocatore che per primo arriva ad avere la strada più lunga e di lunghezza pari o superiore a 5 prende il tassello strada più lunga che vale 2 punti, gli avversari dovranno costruire una strada più lunga di questa per portarglielo via. Ricordate che per ogni spigolo si può fare una sola strada. Le colonie invece sono costruzioni particolari perché, oltre a dare risorse, valgono anche un punto vittoria. Come visto sono costruite sui vertici degli esagoni, ogni vertice può avere una sola colonia, e questa deve essere connessa alla propria rete stradale ed essere distante due spigoli da qualsiasi altra colonia propria o avversaria (anche qui esempio di piazzamento). Le città sono costruite in sostituzione delle colonie esistenti e di fatto valgono come due colonie, danno due punti vittoria e risorse doppie quando il terreno limitrofo produce (esempio di sostituzione di una colonia con una città, sembra una cosa banale, ma non sottovalutatela, il gesto visivo aiuta a fissare il concetto in memoria), per il resto le città si comportano esattamente come colonie, tipo per gli scambi nei porti. Infine abbiamo gli sviluppi tecnologici che non sono degli edifici reali. Quando il giocatore decide di costruire uno sviluppo pesca la carte del mazzo e vede cosa succede, abbiamo 3 possibilità (si prende il mazzo e si mostrano le 3 tipologie di carte sviluppo). Abbiamo gli edifici, che valgono punti vittoria e si tengono coperti davanti al giocatore per poi essere scoperti quando si è sicuri di essere arrivati a 10 punti. Poi abbiamo i progressi, in cui il giocatore legge subito il contenuto della carta e ne applica gli effetti, ed infine il cavaliere. Il cavaliere è molto particolare perché scaccia il brigante dall’esagono in cui si trova per spostarlo in un altro esagono a sua scelta, questo diventerà non produttivo e permetterà al giocatore di pescare una carta risorsa a caso da un avversario con una colonia o città in un vertice dell’esagono. Le carte cavaliere usate da un giocatore rimangono scoperte davanti a lui e il primo che gioca 3 carte cavaliere prende il tassello cavaliere più forte che gli vale 2 punti vittoria, gli avversati potranno sottrarglielo nel momento in cui avranno giocato almeno una carta cavaliere più di lui. Con questo finisce il turno del giocatore e passa a quello successivo, nel momento in cui nel suo turno un giocatore arriva a 10 punti il gioco finisce e viene proclamato con gioia sua, un po’ meno degli avversari, vincitore”. Come dicevo istruzioni lineari, come un manuale di assemblaggio dell’Ikea.
3) Conclusione: qui si procede con il piccolo riassunto veloce, in questo caso roba di secondi. “Ricapitolando: ogni turno 3 fasi, produzione risorse, commercio con gli altri giocatori o con il gioco, e costruzione seguendo le regole appena descritte. Se si lancia un 7 tutti scartano metà delle carte materia prima per chi ne ha più di 7 e si sposta il brigante che rende non produttivo un esagono e fa pescare una carta da un avversario. Il primo che arriva a 10 punti vittoria vince. Domande? No? Buon gioco”. Notate come ho posto nuovamente enfasi sulla regola del brigante, lo faccio perché è una delle regole più complicate del gioco e perché lo spiegato ad inizio spiegazione e qualcuno potrebbe già essersene dimenticato. Mancano gli eventuali consigli strategici, io per Catan direi questi: “Un’ultima cosa, prometto che poi non rompo più, vi do solo un paio di consigli per giocare. Primo se qualcuno è in testa con i punti rendetegli gli scambi difficili proponendo tassi di cambio decisamente in suo sfavore. Seconda cosa, all’inizio l’importante potrebbe essere più espandervi che svilupparvi, quindi potrebbe essere una buona strategia costruire strade e colonie così da aumentare le proprie risorse. Quindi può essere una scelta furba cercare di andare a prendere le risorse necessarie per strade e colonie dove ci sono valori che possono uscire spesso dal lancio dei dadi, la pietra vi servirà probabilmente in un secondo momento per sviluppare. Se proprio avete problemi ricordatevi dei cambi e dei porti.” Ovviamente un consiglio simile può influenzare drasticamente la strategia di un giocatore, ma sono neofiti, avranno tempo per sperimentare nuove strategie e bastardate per gli avversari in futuro, ora devono solo arrivare a fine partita divertendosi senza mai pensare di buttare via il loro tempo perché hanno già perso.
Spero che l’esempio sia abbastanza chiaro. Ovviamente più della metà della bravura di uno spiegatore deriva dall’esperienza che fa maturare un certo intuito nei confronti di chi si ha davanti così da poter piazzare le battute giuste nei punti chiave per mantenere ad un buon livello l’attenzione. Inoltre l’esperienza permette anche di vedere subito quali sono i punti critici di un gioco da evidenziare e su cui soffermarsi. Come detto la mia è solo una delle possibili procedure, non essendo una scienza esatta ci sono molte strade per arrivare ad un ottimo risultato.
Appuntamento alla prossima volta in cui parleremo di dove reperire le informazioni e anche dove acquistare i giochi e come.
Ciao,
anche questa volta articolo interessante, e anche questa volta ci sono i miei commenti, spero costruttivi.
Tra le ipotesi per trovare giocatori, io aggiungerei anche i locali dove si gioca: ad esempio, se voglio giocare dalle mie parti, anche se sto da solo, posso andare al Games Academy (dove una sera a settimana è dedicata al gioco da tavolo libero) o da un locale dove si mangia e ci sono moltissimi giochi non di massa. La prima volta non conosci nessuno, ma se parli col titolare puoi farti dire quando ci sono incontri dedicati al gioco: in questo modo puoi conoscere altri giocatori e sapere che se vai in quel locale trovi sempre qualcuno con cui giocare.
Altra ipotesi, ma che non ho sperimentato, è invitare a cena degli amici e poi tirare fuori un gioco a sorpresa: insomma, una sorta di agguato ;) Del resto, dopo che hai offerto una cena non possono dirti di no! :) Magari, per non prenderli di sorpresa, puoi anticipare qualcosa prima dell’invito: “Venite a cena da noi? Mangiamo e poi magari giochiamo ad un gioco da tavolo. Tranquilli, nulla di complicato: anzi, è semplice e divertente.”
Riguardo la spiegazione:
– hai scritto “isola simmetrica in ogni direzione”: per me è un dettaglio di cui si può fare a meno, anche perché rischia di essere complicato per chi non apprezza certi termini matematici.
– all’inizio parli di “bandito”, poi sempre di “brigante”. Ovviamente sarà solo una questione di battitura, ma traggo spunto per suggerire di chiamare un componente sempre con lo stesso nome.
– nella spiegazione del turno di gioco aggiungerei la frase che hai riportato nella conclusione, relativa alle 3 fasi di gioco. Così il giocatore saprebbe a che punto sta della spiegazione e si sentirebbe meno spaesato. Io stesso, quando ho letto la tua spiegazione, mi stavo dicendo “ma a che punto si trova, quando finisce?”.
– i consigli strategici si potrebbero dire anche nelle prime fasi di gioco. Se un giocatore sembra indeciso su cosa fare o sta per fare una fesseria, potresti mostrargli le 2/3 possibilità che gli si presentano, evidenziandone gli effetti, dicendo ad esempio: “potresti costruire una strada qui, oppure una colonia lì, o sviluppare. Se ora costruisci, dopo potrai… e forse ti converrebbe sviluppare più in là. Come vedi, ogni azione hai i suoi pro e i suoi contro: scegli tu.”
Che te ne pare?
Ciao
Ciao, come al solito ottime osservazioni. Si, anche io in effetti ho citato i negozi di boardgame, spesso fungono da sede per associazioni, ma non è raro che qualche negoziante si metta di suo ad organizzare gruppi di gioco qualche pomeriggio o una sera a settimana. Mentre locali dove si gioca, oltre a mangiare e bere, purtroppo dalle mie parti non ce ne sono e in effetti non ci avevo pensato. :-(
Sull’invitare i propri amici per cena e poi proporre un gioco può essere un’ottima idea, che io personalmente propongo ogni tanto. Ovviamente bisogna che i partecipanti alla cena abbiano una minima propensione. A me è capitato spesso di proporre giochi leggeri come Lupus in Tabula o Bang! con risultato ottime serate, anche se non sono mai riuscito a “convertire babbani” in questo modo, ma è una cosa molto soggettiva.
Riguardo la spiegazione, sicuramente i componenti vanno chiamati tutti allo stesso modo (sebbene molti non si accorgono se si utilizzano termini estremamente simili, quindi si ha un minimo di margine) e la battuta di apertura sulla simmetria dell’isola dipende da chi si ha davanti, in genere i giocatori sui trent’anni l’assimilano bene. La frase che riporto a conclusione e nell’introduzione sulle 3 fasi di gioco io la lascerei proprio in quelle precise posizioni: tieni conto che se spezzi il ritmo della spiegazione la probabilità che qualcuno distolga lo sguardo perché “tanto è un ripetizione” è elevatissima. Inoltre la spiegazione di un gioco come Catan dovrebbe stare intorno ai 15 minuti, so che la mia spiegazione così scritta sembra lunga, ma raccontata ci sta giusta, quindi meglio non appesantire con troppe ridondanze.
Cosa invece molto intelligente e che io forse ho tralasciato è che i consigli strategici si possono dare durante i primi turni, anzi per alcuni titoli è sicuramente meglio fare così. Altra cosa che ora che ci penso forse ho tralasciato è che se si spiega un gioco come “spiegatore” non giocante, tipo ad un evento, si dovrebbe rimanere presente a bordo tavolo sicuramente per i primi turni e allontanarsi solo quando il gioco ha ingranato facendo comunque presente che si è disponibili in caso di difficoltà.
Grazie per il commento :-)
Ciao,
mi era sfuggito che nell’introduzione avevi indicato le 3 fasi del turno. In effetti avevi scritto così: “Per fare tutto questo giocherete dei turni, dove ogni giocatore agisce in senso orario e a suo turno dovrà lanciare dei dadi per vedere che risorse raccoglie, eventualmente fare degli scambi con gli altri giocatori e, infine, utilizzare le risorse per costruire sull’isola.”
Allora, suggerirei semplicemente di esplicitare il numero di azioni da compiere, tipo in questo modo: “e a suo turno dovrà effettuare 3 azioni: 1) lanciare dei dadi per vedere che risorse raccoglie, 2) eventualmente fare degli scambi…”.
Ma è una sottigliezza.
Riguardo i negozi, li avevi citati ma come luogo di ritrovo di associazioni. Ho aggiunto la mia esperienza personale perché il negoziante aveva agito di sua iniziativa. Quindi, oltre a cercare gruppi organizzati/associazioni, si potrebbero cercare negozi (e locali).
Ciao
Ciao Canopus,
ho letto entrambi gli articoli e devo dire che sono interessantissimi! Io faccio parte di quei “gruppi non organizzati”, diciamo pure che sono io il promotore la maggior parte delle volte in quanto sono sempre io che acquisto giochi e li propongo con spiegazione delle regole annessa, ma è una cosa che a me piace molto, alle volte preferirei non giocare ma fare da supervisore. Adoro i german e mi ritrovo molto con i tuoi commenti sui vari “on the board”. Ovviamente in base alle serate che organizziamo se vi sono neofiti porto con me giochi più adatti come ad esempio Lupus in Tabula (non dovrebbe mai mancare se si è in tanti), Saboteur, Semenza, Dixit, LaBoca con cui ho sempre avuto riscontri positivi tanto da far replicare le serate.
Gruppi organizzati dalle mie parti faticano ad emergere ma pian piano sto provando ad inserirmi, in effetti la nostra passione viene vista come qualcosa di strano e alle volte non mancano, purtroppo, giudizi poco carini.
Bellissimo il richiamo alla famosa serie televisiva che ha rivisitato il concetto di nerd! :-) Adoro quella serie e se piace anche a te credo che non ti sarà sfuggita la puntata in cui giocano proprio a Coloni di Catan!
Complimenti ancora per l’articolo e ti auguro una buona giornata!
Grazie per i complimenti e in bocca al lupo per tutti i tuoi tentativi ludici. I gruppi di gioco non sono mai abbastanza, indipendentemente che siano organizzati o meno. :-)
Comunque, giusto per curiosità, nella stessa serie (che seguo saltuariamente) giocano anche a Talisman e a Perudo (gioco visto anche nel secondo episodio dei Corsari dei Caraibi) e ad un misterioso gioco di carte su cui ho indagato poco perché non mi interessa molto il genere. ;-)
io a perudo sono imbattibile, sfido chiunque :D