10 Days in the USA e 10 Days in Europe – Recensione

| Impressioni

Come detto, entrambi i titoli della serie “10 Days in…” hanno dei materiali di ottima qualità. Le carte sono in cartoncino, praticamente quasi impossibili da mescolare. Sia carte che tabellone sono molto colorati, con disegni realizzati in stile fumetto, con un bellissimo impatto visivo a mio parere. Forse solo gli organizer non sono proprio all’altezza del resto della componentistica, realizzati in plastica di ridotto spessore e bassa definizione, ma si può soprassedere.

Completamente assente. Ma nel momento in cui vi viene detto che siete dei viaggiatori è stato praticamente detto tutto.

10 Days in Europe e 10 Days in the USA sono quel tipo di giochi il cui regolamento appare chiaro e coinciso, ma solo per questioni di rendita dato che devono letteralmente spiegare 5 regole. Poi potrete ribattere che si può sempre complicare assurdamente un gioco anche di 2 regole, ma per fortuna non è questo il caso.

La struttura del regolamento è la stessa per entrambi i titoli, è presente un solo esempio che chiarifica tutto il turno e non si sente il bisogno di altro, mentre le immagini sono in numero adeguato.

10 Days in Europe - ComponentiEntrambi i giochi, 10 Days in Europe e 10 Days in the USA, si basano su una meccanica di scambi con una “terza fonte”. In pratica voi non potrete mai muovere le carte della vostra sequenza se non prendendone una da uno dei mazzi e sostituendola con una in vostro possesso.

Questo è il meccanismo cardine che impedisce di fare cose comodissime come scambiare la posizione di due paesi della sequenza in unica mossa. Per capire, se partite dalla situazione carta A in X e carta B in Y e vorrete scambiarle di posizione dovrete:

  • Prendere una carta, che chiameremo Z, da un mazzo e sostituirla nella posizione X della carta A;
  • Riprendere la carta A appena scartata e sostituirla con la carta B nella posizione Y;
  • Riprendere la carta B appena scartata e sostituirla con la carta Z nella posizione X.

Quindi 3 turni con il rischio che gli avversari vi scombinino i piani coprendovi la carta o addirittura rubandovela.

Sono titoli, infatti, per cui è richiesta una certa flessibilità tattica ed è molto pericoloso aspettare la carta giusta, piuttosto meglio tornare indietro di un paio di carte e cambiare un pezzo del percorso. Altro aspetto importante è riuscire a ragionare su più pezzi del percorso invece che in modo sequenziale così da risparmiare tempo.

Ovviamente le carte non hanno tutte lo stesso peso, i paesi con più confini sono decisamente più appetitosi e le auto/navi sono carte molto utili perché non dipendenti dal colore.

La fortuna c’è e si sente decisamente troppo. Di norma non pretendo chissà cosa da un filler, ma qui a seconda di come vi girano le carte si potrebbe andare ben oltre i 30 minuti di tempo di gioco previsti. Inoltre da un peso eccessivo al setup: ad inizio partita riceverete 10 carte da organizzarvi come preferite negli organizer, se avete una buona mano e capite come posizionarle al meglio avrete un vantaggio notevole: ho visto una partita terminare al quinto round e un’altra arrivare quasi a 60 minuti.

La differenza tra i due titoli, 10 Days in the USA e 10 Days in Europe, sta tutta nei tabelloni. USA appare più raccolto con mediamente più paesi connessi tra loro. In effetti fornisce l’impressione di apparire un po’ più semplice del corrispettivo europeo, nonostante alcuni paesi come la Germania abbiano due carte. Forse questa impressione è dovuta anche al fatto che le navi sono più vincolate dell’automobile per muoversi. Comunque l’esperienza ludica tra i due giochi differisce di molto poco.

Non so se definirei l’interazione proprio indiretta, in 10 Days in the USA/Europe se capite quale carta serve ad un avversario e gliela portate via avrete praticamente l’effetto di una interazione diretta, arrabbiatura compresa certe volte. Questo però, a mio parere, dipende anche dal numero di giocatori.

Arriviamo al punto critico. Se giocate in due sarà molto più semplice capire cosa intende fare il vostro avversario dalle carte che scarta e certe volte saprete esattamente che carta coprire per arrecare danno. In certe occasioni l’ho capito anche solo da che paesi puntava sul tabellone. Con l’aumentare del numero di giocatori diventa tutto più caotico con in certi momenti la sensazione di giocare ad un solitario di gruppo.

Le combinazioni di gioco sono sempre diverse, questo fornisce una buona longevità.

| Perché 10 Days in the USA o 10 Days in Europe?

10 Days in Europe - Carte10 Days in the USA e 10 Days in Europe sono sicuramente dei titoli adatti per giocatori e non appassionati di viaggi, anche per un pensiero regalo volendo. Per darvi un’idea, da appassionato di viaggi la prima cosa che ho fatto è stato scorrere tutte le carte per vedere i monumenti raffigurati, pensare a quel che ho visto e cosa vorrei vedere, cercando di capire quanto fossero simili alla realtà e invocando ricordi.

Prestate solo attenzione perché la presenza di un tabellone così preponderante potrebbe ingannare: la mappa funge solo da riferimento, con cui è anche possibile tradirsi con lo sguardo, ma di fatto il titolo è un gioco di carte.

Entrambi i giochi sicuramente hanno un valore didattico per bambini e non solo, però non sono dei titoli di conoscenza paragonabili ad Anno Domini e Uppsala, per citare due giochi del catalogo dV. Non è necessario essere preparati in geografia per giocarci, ma si assimila giocandoci.

Carte molto spesse e grafica ottima. Peso della fortuna elevato, può influire anche troppo sulla durata della partita e ha un ruolo preponderante nel setup.
Meccanica immediata che richiede grande flessibilità tattica. Meglio in 2 per tenere d’occhio le mosse dell’avversario, in più giocatori si corre il rischio “solitario di gruppo”.
Valore didattico per giovanissimi e non.

Canopus

Giocatore per passione, german di vocazione, non dico di odiare la presenza del caso nei giochi ma io e la dea bendata abbiamo rotto molto tempo fa e non siamo rimasti proprio in buoni rapporti. Divoratore di fumetti, anime, serie televisive, giochi e soprattutto buon cibo; appassionato di viaggi e buon cibo; ho una natura curiosa e sono fiero di essere un ossessivo compulsivo (ma pure un po’ convulsivo) per schematizzazioni e analisi, oltre che… un amante del buon cibo. Ok, mi piace il buon cibo! Scrivo prevalentemente recensioni e sono specialista delle moderne tecniche di management, come il pungolo elettrico, che utilizzo con i nauti. Gioco come non ci fosse un domani!

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