Knit-Wit: parole ricamate in punta di lingua
Knit-Wit, addocchiato da Max ‘Luna’ Rambaldi
Ci sono poche cose che esaltano il mio gatto interiore come i lavori a maglia. Tutti quei fili colorati che ordiscono trame e disegni intricati, il tempo scandito dal rilassante knit-knit dei ferri che battono il ritmo dei punti, la sedia a dondolo e il caminetto acceso. Una visione idilliaca di un’auspicata vecchiaia, condita dall’immancabile felino che ad artigli spiegati ti salta in grembo sfasciando lo sfasciabile, e riducendo giorni di lavoro in un guazzabuglio moderno, Pollock in cotone a filo doppio, e le gambe del tavolo in un tunnel di laser inespugnabile.
Esatto. Questo è ciò a cui aspira il mio gatto interiore: il massacro di famiglie di gomitoli, perchè Max a onor del vero all’uncinetto non saprebbe far manco una sciarpa dritta.
Ed ecco che a cullare questo sogno di fili danzanti ci pensa Z-man Games, l’uomo Z, come Zorro, dispensatore di giochi da tavolo in maschera e calzamaglia. Z-man arriva e mette in tavola Knit-Wit, che in Italiano potrebbe suonare il Magliarguzia, che detta così se lo lascio in Inglese è meglio.
Si apre lo scrigno e ne emergono rocchetti di filo di mille colori, cartoncini di un elegante nero e quelli che sembrano gessetti bianchi, che al solo vederli mi si profila davanti agli occhi la schiena china di un vecchio sarto intento a ricalcare carta-modelli sulla stoffa del prossimo abito. Ci si aggiungano mollette di legno ed etichette dal font vintage, e mi aveva già convinta al Ciao.
Da indefessa paladina della presentazione, questo cofanetto è la prova che se ben confezionata si può vendere pure la morra cinese. Il gioco, dopo una veloce letta al funzionamento, è di qualche grammo appena più pesante dei tanti giochi di parole che mi divertivo a fare col mio fratellino, anni prima dell’avvento di Ruzzle, e facilmente accomunabile al meno recente Scattegories.
Dopo aver opportunamente chiuso i cordini colorati in modo da formare dei cerchi, i giocatori provvedono a creare attorno ai rocchetti numerati degli insiemi e sottoinsiemi con essi. Ogni filo è inoltre personalizzato da una delle etichette retrò, contenente un termine, in modo che ad ogni rocchetto alla fine, a seconda dell’intersezione in cui è finito, siano associati 1 o più aggettivi. A questo punto si cerca in contemporanea di scrivere sugli appositi blocchetti il maggior numero di parole compatibili con i vari rocchetti.
Ogni parola nominata da più giocatori viene cancellata, in modo che solo le parole ‘uniche’ valgano ai fini del conteggio dei punti e, com’è ovvio, le parole forniranno tanti più punti quanti saranno gli aggettivi a cui si riferiscono. In un ipotetico diagramma di Eulero Venn in ciniglia quindi, se associassi al rocchetto che si erge tra Giocare, Viaggiare e Delirare la parola Gioconauta, probabilmente farei uno strabilione di punti.
Nella sua semplicità Knit-Wit è senza dubbio un gioco che adorerei, se la grammatura della componentistica non gli impedirà di essere accompagnato da un prezzo simbolico. Ho sempre avuto una certa predilezione per i giochi di parole, e uno così deliziosamente studiato nell’estetica non può non rientrare nella mia lista dei desideri, ma sono anche una zotica cresciuta a Facciamoci i giochi con i fogli a quadretti e i pezzetti di nastro adesivo e Cose-Nomi-Città, per cui l’uomo mascherato dovrà provarci seriamente, perchè per rubare il mio cuore di gatto potrebbe non bastare qualche nastro colorato…
Ma ti proverò, se dovessi incontrarti a qualche fiera, mia bella scatola. E questa è una promessa.
Eh, purtroppo a Cannes lo vendevano (versione Francese) a “soli” 35 euro… altrimenti sarebbe decisamente tornato in Italia con me :(
Focca la bindella! Solissimi 35, tirato dietro proprio! XD