Age of War: il giappone medievale dista solo un lancio di dadi

di Alberto “Doc”

Torniamo nel magico periodo dei samurai e dei Daimyo dove guerre e lotte di potere andranno a determinare chi sarà a controllare le principali province nipponiche e di conseguenza tutto il paese del sol levante. Reiner Knizia realizza un filler di guerra ma sarà riuscito questa volta a far percepire questa affascinante ambientazione o avremo a che fare con le sue note meccaniche astratte? Stiamoa vedere cosa succede in questo Age of War.

I giocatori vestono i panni di importanti Daimyo a capo di influenti clan giapponesi. All’inizio del gioco sono disposte 14 carte rappresentanti diversi castelli,ognuno dei quali mostra il tipo e il numero di simboli necessari per conquistarlo. Tali somboli sono a loro volta suddivisi in varie battaglie. Ogni clan possiede uno o più di questi castelli.

Durante il proprio turno ogni giocatore ha a disposizione 7 dadi a 6 facce che riportano su ogni lato uno dei simboli necessari per effettuare le conquiste. Il giocatore lancia i dadi e con quanto ottenuto cercherà di soddisfare una delle battaglie indicate sulla carta castello. COn i rimamenti dadi procederà nel tentativo di conquistare le rimanenti battaglie. Se non vi è possibilità di ottenere un risultato sulla carta castello, il giocatore scarta un dado e rilancia i rimanenti. Il suo turno si esaurisce quando termina tutti i dadi o quando è riuscito a vincere tutte le battaglie ottenendo le diverse combinazioni di simboli. Carte castello sotto il dominio di clan avversari necessitano di un’ulteriore battaglia ma permettono di conseguire anche maggiori punti se se ne collezionano diverse. Infine si contano i punti che ogni castello riporta sulla sua carta e gli eventuali bonus di appartenenza per il clan proclamando poi il vincitore.

Knizia stavolta ci presenta un gioco davvero molto semplice e piuttosto legato alla fortuna che per certi aspetti mi ricorda Augustus. Altro non è invece che la revisione di un gioco più vecchio ovvero Risk Express dove forse qualcosina in più si poteva sviluppare. Sulla componentistica non ci sono dubbi dato che è targata Fantasy Flight per quanto riguarda il suo successo invece non ho altrettante certezze visto il mare di prodotti che ci sono sullo stesso genere. L’ambientazione strano a dirsi può avere un qualche senso con le meccaniche di gioco più che altro nel discorso delle varie battaglie da sostenere prima di avere ragione degli occupanti. Se invece guardiamo al medioevo giapponese beh, di quello proprio non se ne vede traccia se non nei disegni. D’altronde è un Knizia e il professore oramai ci ha abituati al suo stile. ;)

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