Personalità ludiche – Beech

di Walter “Plautus” Nuccio

Noi giocatori siamo spesso esigenti, a volte fin troppo severi nell’emettere giudizi. Per fortuna questo non vale per tutti: c’è il giocatore istintivo o occasionale, quello che gioca solo per il gusto di passare un po’ di tempo in compagnia; ma c’è anche, lo sappiamo, quello che ama calcolare, analizzare, programmare e quindi sottoporre ad un meticoloso esame tutto ciò che gli capita a tiro. Ed è proprio a lui che è dedicato questo articolo o, meglio, alla sua versione più estrema: il giocatore ipercritico o, per dirla con i fiori di Bach, il giocatore con una personalità Beech.

Il giocatore Beech
Secondo la descrizione di Bach, il rimedio Beech è indicato “per coloro che hanno bisogno di vedere un po’ più di bellezza in tutto ciò che li circonda”. In realtà si tratta di un modo gentile per sottolineare che Beech è uno che vede difetti dappertutto, che cerca il pelo nell’uovo in ogni situazione.

Già al momento di vagliare l’acquisto di un nuovo titolo questo soggetto sfodera tutta la sua capacità analitica, di cui è ben dotato, per scandagliare attentamente il prodotto ancor prima di aprirlo. Nulla sfugge al suo occhio attento: dall’immagine della copertina, di sicuro non abbastanza accattivante, alla scelta del font, fino alla dimensione della scatola. E questo è solo l’inizio; il bello viene dopo, quando il nostro prode analizzatore comincia la lettura del regolamento, ed è qui che compaiono i primi elementi di disturbo. La meccanica? E’ “già vista”, “nulla di nuovo sotto il sole”. I componenti? Saranno di sicuro troppo piccoli, troppo grandi o del colore sbagliato . E se dovessero esserci delle fantastiche miniature dipinte? Beh, in quel caso sarà certamente il prezzo ad essere troppo elevato: si poteva e si doveva fare di meglio. Sembra proprio che questi editori non sappiano fare il loro lavoro (è quello che il nostro Beech penserà nella maggior parte dei casi, anche se non sempre avrà occasione di dirlo esplicitamente).

Se, nonostante tutto, decide di procedere all’acquisto, arriverà prima o poi il momento della partita, della prova sul campo, e allora la lingua spietata di Beech potrà colpire, implacabile, attaccando non solo il gioco ma anche i suoi compagni al tavolo! Al minimo errore, alla prima svista, egli rivolgerà al malcapitato di turno uno sguardo tra il severo e il compassionevole come a dire “sei proprio sicuro di voler fare questa mossa così stupida?”. Sarà difficile che resista a lungo senza intervenire: a un certo punto dovrà necessariamente spiegare al poveretto cosa ha sbagliato, perché la sua strategia è del tutto risibile e cosa, invece, andava fatto in quella situazione di gioco. Il suo tono sarà tra il saccente e il sarcastico, a seconda della situazione e soprattutto di quanta confidenza potrà prendersi con i compagni di gioco. Compagni che ben presto non vedranno l’ora di fuggire da quella specie di trappola in cui saranno caduti!

Il designer Beech
Non è così frequente trovare game designer Beech dato che queste persone sono spesso troppo intente a criticare i giochi degli altri per pensare di crearne di propri. D’altra parte le loro capacità diagnostiche ne fanno degli ottimi playtester. Attenti e puntigliosi, sono spesso in grado di identificare errori di design semplicemente ascoltando la lettura del regolamento, e sembra provino quasi un sadico piacere nel segnalare senza pietà al malcapitato autore le evidenti (per loro) “assurdità” presenti nel sistema di gioco. Il più delle volte la prova concreta sarà solo un’inevitabile conferma degli errori già precocemente individuati, e difficilmente ci sarà bisogno di proseguire oltre il secondo turno: saranno sufficienti poche mosse per “rompere” il sistema e dichiararlo inconfutabilmente non-giocabile.

Se proprio doveste essere fortunati e riuscire ad arrivare fino alla fine di un playtest svolto al cospetto di altri Beech, non sperate minimamente di ricevere commenti entusiasti! Nel migliore dei casi il gioco sarà poco originale, ma la maggior parte delle volte sarà sbilanciato, troppo lungo, troppo corto, troppo facile, troppo difficile, insomma… sempre ”troppo” o “troppo poco” in qualche cosa, il cosa esattamente è solo un dettaglio.

Vorrei aprire qui una piccola parentesi. Esiste, in effetti, una diffusa opinione secondo la quale lo scopo di un playtest è di demolire senza pietà il prototipo che si ha di fronte, evidenziando da subito tutto ciò che non funziona. A mio avviso questo aspetto, benché senza dubbio fondamentale, è talvolta troppo enfatizzato. Se è vero che, di fronte al megalomane di turno, fiero di aver inventato il monopoli del nuovo millennio, è bene smorzare subito dei facili entusiasmi, è altrettanto importante prestare attenzione agli eventuali tratti positivi presenti nel gioco. Di fronte ad un’idea che, accanto agli inevitabili difetti di design mostri anche degli aspetti piacevoli o interessanti, è giusto evidenziarli, perché lo scopo di un playtest non è soltanto quello di capire cosa non va nel gioco e cosa correggere ma anche individuare cosa conservare, cosa preservare. Punti di debolezza e punti di forza sono entrambi degni di nota. I difetti devono essere senz’altro portati alla luce senza pietà, per poi essere eliminati o smussati, ma allo stesso tempo le potenzialità devono essere riconosciute ed esaltate, altrimenti si corre il rischio di passare da una versione all’altra del gioco, cambiandolo radicalmente ogni volta, fino a che si perviene, forse per puro caso, ad una versione accettabile che però non contiene più nulla dell’idea di partenza.

Tornando quindi al nostro Beech, è meglio tener presente che spesso queste persone hanno gusti molto ristretti: amano solo una determinata tipologia di giochi e non sempre riescono a scorgere degli aspetti positivi in quelli che non incontrano le loro preferenze.

Che fare, dunque?
Nei suoi aspetti più estremi il tipo di persona che abbiamo descritto rischia di creare un vuoto attorno a sé. Se la sua tendenza critica raggiunge il parossismo, sconfinando nell’arroganza, nell’attacco diretto al prossimo, facilmente si ritroverà isolato perché gli altri giocatori non accetteranno di buon grado di sedersi al tavolo con una persona così petulante e, diciamolo pure, un po’guastafeste.

D’altra parte è piuttosto raro (per fortuna) che questa personalità si presenti nella forma “pura” che abbiamo presentato, ed è più frequente riconoscerne dei singoli tratti in persone decisamente più equilibrate, che però occasionalmente ricorrono all’ironia o al sarcasmo per sottolineare ciò che non gradiscono. E in fondo..chi di noi non è mai stato un po’ Beech guardando un programma televisivo, un film, un telegiornale?

Inoltre, al di là degli aspetti un po’ caricaturali di cui abbiamo parlato, bisogna ricordare che il tipo Beech ha anche numerosi pregi, insiti nella sua capacità di analizzare in profondità, di cogliere particolari e sfumature impercettibili ai comuni mortali. Dovrebbe forse imparare a dare minor peso ai dettagli per concentrarsi sulla visione di insieme. Nel gioco, così come nella vita, la perfezione non è possibile. Se ci si concentra soltanto sugli aspetti critici, sugli inestetismi, si perde la capacità di godere delle cose semplici e imperfette. A volte non importa che un gioco abbia un po’ troppa alea, un po’ troppe regole, sia troppo poco ambientato, eccetera eccetera… Ciò che conta è l’esperienza che, complessivamente, riesce a trasmettere: se un gioco è coinvolgente, in grado di catturare l’attenzione e intrattenere il suo pubblico per il tempo necessario, forse non è così rilevante che sia sbilanciato o poco controllabile (confesso, però, che personalmente ho un po’ di resistenza a convincermene del tutto). All’atto pratico il gioco migliore dal punto di vista del design non è necessariamente il più vendibile, e viceversa. Proprio per questo a volte può essere utile tentare di ampliare un po’ i nostri gusti, sforzandosi di riconoscere anche in quei titoli (o in quelle persone!) che nel complesso non corrispondono alle nostre preferenze e a cui non daremmo mai una seconda chance, almeno uno o due aspetti che risultino di nostro gradimento.

Plautus

Walter (Plautus) Nuccio è un appassionato di giochi da tavolo e di game design, disciplina della quale ama indagare ed approfondire gli aspetti teorici. Ha partecipato al concorso Miglior Gioco Inedito Lucca Games 2011, arrivando in finale con Evolution.

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