Confessioni di un Giocatore da Tavolo – EPISODIO II: le recensioni
di Daniele “ditadinchiostro” Ursini
L’involuzione della specie è un processo incessante che trasforma gli uomini e le donne in maniera irreversibile. Tale trasformazione è spesso talmente profonda da determinare la comparsa di nuove specie collaterali, ognuna con delle caratteristiche peculiari. Quando i primi Giocatori da Tavolo fecero la propria apparizione sulla Terra, gli scienziati ne allevarono alcuni esemplari in laboratorio per studiarne le tare genetiche. Gli esperimenti diedero risultati soddisfacenti: il Giocatore da Tavolo aveva bisogni più semplici rispetto al Nerd, sporcava meno ed era maggiormente accomodante nei confronti degli altri. Allargando il campione di ricerca tuttavia si riscontrarono delle spigolosità caratteriali che emergevano in ambiti specifici. Nella mappa genetica del Giocatore da Tavolo il cromosoma del Nerd non era ancora scomparso del tutto.
Mi chiamo Dita e sono un Giocatore da Tavolo. So tutto sui giochi da tavolo. Forse non proprio tutto, ma abbastanza. Mi tengo informato. L’attestato di Giocatore da Tavolo non si mantiene senza sforzo, devo applicarmi. Il giusto. Non una cosa da Nerd. Non ho microchip sottopelle che bruciano ad ogni news ludica, né set da campeggio a portata di mano per aspettare le novità in fila davanti ai negozi. Una cosa misurata: il rito della rassegna stampa mattutina e qualche sbirciata nelle pause lavorative. Poco tempo ben speso. Anche perché le recensioni non le leggo. Nemmeno le anteprime o le prove. In realtà vorrei ma non ci riesco. Mi impegno, mi riprometto di farcela ogni volta. Leggo il titolo volenteroso, l’introduzione mi strappa qualche sporadico sorriso e arrivo all’ambientazione rimanendo concentrato. È quando si inizia a parlare del gioco che mi sgretolo. Riga dopo riga. Il recensore inizia a spiegare le regole e immancabilmente le parole smettono di impressionare la mia retina. Lo sguardo vacuo scorre sul testo alla vana ricerca di commenti personali. Deve essere un mio problema genetico. Ho bisogno di scorgere le espressioni facciali delle parole per registrarle. Se non ne trovo allora le parole diventano trasparenti e le salto. Se voglio conoscere le regole di un gioco leggo il regolamento. Il regolamento è il professore universitario dal quale sono disposto ad apprendere. Scelgo di andare a lezione per ottenere conoscenze che non possiedo. Non è quello che voglio da una recensione. La recensione è la ragazza con cui finalmente esco dopo settimane di approcci. Desidero passare una bella serata. Nient’altro. Conoscerla e farmi conoscere. Capire se mi piace, se stiamo bene insieme. Raccontarmi quanto basta, senza entrare troppo nel dettaglio. I dettagli non servono al primo appuntamento. Non posso raccontarle che la mattina ho bisogno del silenzio assoluto fino a un’ora dopo colazione. Né voglio sapere da lei quanto tempo impiega a truccarsi. Le informazioni personali subentrano nella seconda fase del rapporto. Se si arriva alla seconda fase. Un primo appuntamento deve essere divertente, rilassante. Deve parlare di noi senza parlarne direttamente. Far capire se vale la pena approfondire la conoscenza. Non ostentatamente serio né forzatamente faceto. Il pretesto può essere un pub, il cinema, un articolo, una lettera, un parco divertimenti, una poesia, un video, il bowling, un diario, il ristorante. Che il recensore scelga il modo che preferisce, ma che metta del suo in ogni momento. Non basta qualche riga di conclusione per conquistarmi. Non basta un bel saluto sotto casa se la serata non è decollata. La mia attenzione ha bisogno di essere sedotta e rapita da qualcosa di più. È difficile la vita di un Giocatore da Tavolo. Certe volte vorrei saper leggere tutto e innamorarmi di qualsiasi ragazza. Certe volte vorrei essere più Nerd.
Hai espresso in maniera analitica il mio pensiero di fronte ai mille blog sui giochi (io invece sono un Avido, se è scritto, DEVO leggerlo): ho sempre pensato che il 90% di ciò che è etichettato come “recensione” sia solamente il regolamento del gioco riscritto senza dare enfasi, almeno, sulle meccaniche principali/preferite.
Piacevole lettura.
Semplice, chiaro e dannatamente giusto!
Io sono un altro che non legge le recensioni: troppo noiose. In realtà non riesco a leggere nemmeno Dado Critico: scrive troppo. :D
È già tanto se sono riuscito a leggere questo articolo: molto interessante. :)
Mi piace informarmi consultando liste, classifiche, premi, dati intersoggettivi, ed eventualmente video, ma non troppo lunghi.
E in genere funziona.
Cari saluti e buon gioco.
La trasmissione dei contenuti “ludici”, soprattutto in questo particolare periodo storico per il nostro hobby nel nostro paese, con un mercato italiano che secondo alcune analisi (si veda le dichiarazione di Asmodee all’assorbimento dell’Asterion) sembra essere in crescita, con conseguente aumento anche dei giocatori praticanti mi auguro, sta prendendo una rilevanza assolutamente strategica sia a livello di regolamento che di esperienze di gioco e recensioni. Però, per i miei gusti, non se ne parla ancora abbastanza, o comunque in modo abbastanza chiaro. Quindi ti faccio i miei complimenti per il modo chiaro e stimolante con cui affronti una questione spinosa come la forma delle recensioni.
Io ho i tuoi stessi gusti, ma da recensore cerco anche di capire che vogliono le persone che mi leggono o che potrebbero leggermi. Ho attraversato molte fasi in cui le recensioni erano più o meno schematiche, con i commenti nel mentre o raggruppati tutti in fondo su una tabella, con le guide di lettura… addirittura con i consigli strategici. Esistono diversi tipi di lettori, c’è chi vuole sapere tutto di un gioco, compresa sintesi del regolamento, c’è chi addirittura vorrebbe quasi solo foto commentate. Penso che una recensione dovrebbe trasmettere più che regole e opinioni una vera e propria sensazione di esperienza ludica, cosa non semplice e incredibilmente soggettiva. Da questo punto di vista, idealmente, la proliferazione di recensioni tutte diverse in gusti e struttura è un bene, però ammetto che nello spettro dei recensori c’è un punto di accumulo più vicino alla recensione “sintesi delle regole” piuttosto che “trasmetto esperienza ludica”. Sarebbe molto più utile una maggiore eterogeneità non tanto nei pareri, che già c’è, ma nella forma e nei contenuti.
Poi magari mi faccio tante pippe mentali io e ogni recensore dovrebbe scrivere più per se stesso che per gli altri in un enorme spirale di autoanalisi e autocritica ludica di se stessi… toh, il mio ombelico! :-P
A me piace che il web offra differenti punti di vista un po’ per tutti i palati: recensioni tecniche e guide strategiche da un lato, e approcci più “emozionali” al gioco dall’altro (io naturalmente siedo da questo lato della panchina).
Quello che secondo me manca è un po’ di carattere e qualche nuova chiave di lettura.
Leggo molte recensioni “sullo stile di”, o vlogger che ripropongono video alla Alkyla o alla TeOoh, con l’idea di riproporre una formula che già funziona.
Pochi osano rosicchiarsi la propria nicchia con il proprio stile (vedi Tuxx, a mio avviso un talento che meriterebbe molta più attenzione – No, non sono parente).
Interessante punto di vista.
Io scrivo, recensisco boardgame su Giochi sul Nostro Tavolo, insieme a TeOoh, Chrys Giove, Agzaroth e tanti altri magnifici compagni d’avventura. Tutti alla corte di Pinco. Ciascuno ha il suo approccio, ciascuno il suo stile.
Io attualmente mi definisco un blogger umorale, gestisco lo stile dell’articolo in maniera abbastanza “uterina”, scelgo uno stile piuttosto che un altro in base al fatto che il titolo che vado a recensire sia legato a qualche evento o episodio specifico del momento, della mia settimana di marito, impiegato e giocatore.
Spesso approfondisco e dipano i tecnicismi del gioco (ma cercando di essere meno palloso possibile)… a volte invece scrivo assecondando una specie di flusso di coscienza.
In questo senso sono d’accordo con Canopus… non so se esista uno stile perfetto per parlare del nostro hobby ma sicuramente esistono diverse tipologie di giocatori che cercano informazioni diverse… più o meno tecniche, più o meno empatiche…
Indubbio che molti restino affascinati dallo stile del Dado, o da quello di TeOoh piuttosto che da quello di Alkyla perchè sicuramente si sono dati una specifica identità autoriale. E ringraziando FELD… menomale che ci sono.
Comunque, articolo interessante il tuo caro Dita d’Inchiostro… mi ha fatto riflettere sul fatto che forse ancora sono in cerca della mia identità… ma che costituisco in fondo una variabile… :)
PS: concordo col Dado… andate a dare un’occhiata ai video di Tuxx (Monster in a box) sono fantastici…
Bell’articolo, però io ci tengo che in breve vengano riassunte ANCHE le meccaniche del gioco. Ci vogliono tutti gli aspetti, non vanno censurati. Vanno scritti bene (con la competenza di Pinco e l’umorismo del Dado) e senza perdersi in inutili sproloqui o spiegazioni eccessivamente dettagliate (Doc e Gioconomicon) che poi non comunicano più di tanto. :-)
Oddio, io non mi occupo di recensioni e nelle news che scrivo credo di essere molto sintetico nelle descrizioni. Anche perché di solito le informazioni raramente sono complete e devo scrivere i pezzi con quello che autori ed editori hanno deciso di condividere in rete :)
Comunque se fai effettivamente riferimento alle news che scrivo, i consigli sono sempre ben accetti per migliorare :)
ciao!
Come in tutte le cose che richiedono un minimo di professionalità, il discorso “è solo questione di gusti” non ha alcun senso. E’ certamente vero che esistono persone diverse che si aspettano, da una recensione, cose diverse, ma è altrettanto vero che ci sono errori oggettivi che andrebbero sempre evitati. Lunghe e dettagliate descrizioni del setup (che palle), meccanismi spiegati male e dando per scontate conoscenze che il lettore non può avere, e ancora errori di grammatica, nessuna attenzione alla punteggiatura…
Articolo interessante e che fa riflettere!
Io personalmente scrivo alcune recensioni per Gioconomicon e cerco, nel limite del possibile, di realizzare testi che mi piacerebbe anche leggere. Si deve giustamente bilanciare la parte delle impressioni al tavolo con una pur minima ma sufficientemente chiara spiegazione del regolamento (non certo la ripetizione pedissequa del libretto delle regole, chiaro!).
La ricetta perfetta forse non esiste, ma si può sempre migliorarsi.
… e i video di Tuxx sono davvero belli e “diversi”, uno stile che a me piace molto.