Sheriff of Nottingham – Coup de théâtre

di Daniele “ditadinchiostro” Ursini

Si spengono le luci. Lento il sipario accompagna una voce pastosa. Spiega che le aspettative saranno presto disattese. Che non troveremo ciò cui siamo abituati e a ciò che troveremo non ci abitueremo mai. Spiega che l’unica strada è concentrarsi sullo sfondo nero tra una riga e l’altra. Poi la voce tace, il sipario è ormai spalancato e il buio violentato da uno sprazzo di luce sopra il palco.

Coup de théâtre. Approccio ad un nuovo gioco come ad ogni nuova cosa approccio. Regole definiscono i confini da rispettare. Non molte regole, non molti confini questa volta. Tranne essere una persona diversa ad ogni diverso giorno, ad ogni diverso turno. Coup de théâtre. E incontrarti e giocare con te sul filo delle parole, della verità, degli obiettivi. Tu sai di me qualcosa. Non molto ma qualcosa. E altro lo capirai osservando, riflettendo. Disegna i piani che immagini io abbia disegnato. sheriff 2Scopri le mie carte, scopri il mio gioco. Scopri se desidero che tu mi scopra. Coup de théâtre. Oppure fidati, fidati di me. E non guardarti indietro, non pensarci ancora. Ciò che è stato sbiadisce, ciò che sarà è davanti agli occhi. Non dobbiamo tralasciare nulla, nessun dettaglio. Nessun dettaglio. Confrontarci fino allo sfinimento, dimentichi di tutto. Dimentichi del tempo. Ed il tempo oltraggiato si dilata d’insofferenza. Coup de théâtre. Ritrovarci a una festa  e sperimentarci. Capire se ci possiamo stare e come e in che ruolo e per quanto tempo. Star bene sentendosi a disagio. Allora immaginarci sposati, ebbri di figli, di sedie, di tavoli. E capire d’esser sospesi, ad egual distanza da più definizioni. Ciò disturba e disturberà. L’ha sempre fatto. Quel che non ha nome né cognome non ha un letto, un momento, un tetto, una dignità. Coup de théâtre. Però ci divertiamo. Ci divertiamo insieme, sempre. Degli incontri diluiti negli anni siamo l’anima e la pancia e la sorpresa e la novità. E so che nella sporadicità dei nostri incontri è il segreto. Ché ogni volta ti riscopro e mi meraviglio e mi diverto e sono felice. Centellinando l’imperfezione d’un effimero gioco delle parti io mi diverto. Mi diverto e sono felice. Coup de théâtre.

sheriff 3Lo sciamare oltre i vetri porta con sé domande su ciò che è stato. E’ stato un gioco. E’ stato quello che si avverte dopo averlo giocato. Dopo averlo vissuto. Come dopo aver vissuto innumerevoli altre storie. Non sono state meccaniche in quanto marginali. E’ stata l’idea. L’idea è protagonista. E il sapore. E l’interpretazione. Non si spiega l’interpretazione, si interpreta. E tanto basta. E se non basta forse non è lo spettacolo giusto.

15 pensieri riguardo “Sheriff of Nottingham – Coup de théâtre

  • 9 Aprile 2015 in 17:19
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    Coup de théâtre – colpo di scena per chi non ne conoscesse il significato.
    Qualcosa che suscita sorpresa perché improvviso e inaspettato.
    Lo vive l’autore durante la sua esperienza di gioco che racconta attraverso una narrazione introspettiva fatta di sensazioni ed emozioni ma lo vivono anche i lettori stessi che non immaginano di leggere di un’esperienza ludica attraverso il filtro puramente emozionale di chi scrive.
    La cosa certamente spiazza e disorienta, certamente è più apprezzata da chi il gioco già lo conosce e può così coglierne i riferimenti.
    Questo non è un articolo in cui recuperare informazioni su un titolo ma la narrazione dello stato d’animo di come si è vissuta una esperienza.

    Giocare è emozionarsi. E questo pezzo ci aiuta a ricordarlo.

  • 9 Aprile 2015 in 21:22
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    Ringrazio Doc per aver spiegato benissimo l’idea alla base di questo articolo e ringrazio tutta la redazione di Gioconauta per concedere realmente carta bianca ai propri redattori. Trovo che aver la possibilità di sperimentare nuove forme di narrazione senza vincoli editoriali possa arricchire molto il “giornalismo” ludico. Poi è normale che qualche pezzo riesca meglio di altri o venga più o meno apprezzato.

  • 10 Aprile 2015 in 16:07
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    Io il gioco non lo conosco e non ho letto il manuale prima, ma questo articolo mi ha saputo incuriosire e l’ho letto fino in fondo con interesse. In poco tempo e in poche righe mi hai trasmesso tantissime informazioni in un modo molto originale che ha saputo tenere alta la mia soglia d’attenzione (cosa da non dare per scontata nel mio caso). Alla fine della lettura sapevo di cosa parlava il gioco, che è quello che mi interessava, e mi hai trasmesso molte sensazioni relative alla tua esperienza ludica, cosa inaspettata prima di mettermi a leggere ma che ho gradito molto. Poi è una questione di gusti, ma a me le cose particolari e originali piacciono molto… ed è anche un po’ lo spirito del nostro sito.
    Quindi scrivi come non ci fosse un domani che non vedo l’ora di leggere le prossime. ;-)

  • 10 Aprile 2015 in 21:36
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    Abbiamo il Baricco delle recensioni ludiche. :)
    Bell’articolo. Se ho saputo leggere bene tra le righe, potrebbe essere anche un gioco molto adatto a me.

  • 11 Aprile 2015 in 07:04
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    Attenti che a guardarsi l’ombelico e a darsi le pacche sulle spalle si finisce per parlare da soli. A mio modesto parere questo “pezzo” non ha nulla di giornalistico o di creativo. Il giornalismo è prima di tutto informazione. Anche nelle sue manifestazioni più personalistiche come l’editoriale, il commento o la recensione, il giornalismo vero si attiene ai fatti e trasmette informazioni. Questo “articolo” non è informativo, tanto che su cinque commentatori quattro non hanno capito di cosa si stesse parlando. E che per Canopus sia tutto chiaro e limpido come l’acqua Recoaro è significativo come il fatto che per l’oste il vino che ti vende è sempre buono. Inoltre, mi spiace frustrate le aspirazioni letterarie dell’autore, ma qui non c’è una briciola di creatività. Le scuole di scrittura creativa tracimano di deliri autoreferenziali come questo. Se tale inondazione di parole non è riuscita a trovare la propria strada fuori dal portone di tante auguste aule un perché ci sarà pure. E no.. Non è che non sappiamo cosa significhi coup de théâtre (quanta supponenza ragazzi..) È che questo pezzo non si può leggere ed è indifendibile e averlo pubblicato per far piacere al vostro amico aspirante scrittore è una leggerezza che un blog tutto sommato si può pure permettere. Ma rivendicarla come una scelta editoriale fa, tutto sommato, un po’ ridere.

    • 12 Aprile 2015 in 23:26
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      Non siamo giornalisti ne aspiranti tali.
      Il giornalismo è ben altro rispetto a quello che facciamo noi. IL giornalismo richiede anni di studio, pratica e tanta gavetta.
      Noi siamo appassionati di giochi che si dilettano a scrivere e questo penso sia chiaro per tutti i nostri usuali lettori anche perché ben specificato da tre anni a pié pagina del nostro portale.
      I redattori di gioconauta sono amici? sicuramente, è alla base dei nostri rapporti. Abbiamo pubblicato per autocelebrare le aspirazioni di uno di noi? No di certo visto che ogni redattore è responsabile di se stesso e di quello che scrive. Ognuno si prende la responsabilità di quello che scrive una volta che entra nel nostro gruppo.
      Il mio commento per spiegare il significato di Coup de théâtre non era certo per fare il supponente, tutt’altro. Nemmeno io lo conoscevo fino a quando non ho letto l’articolo e visto che sono andato a vederne il significato ho pensato bene fosse utile condividerlo con tutti i lettori dato che non è detto che sia una frase di uso comune.
      Per tutto il resto, se le fa piacere continuare la discussione, lo trattiamo via mail o telefonicamente visto che ormai non stiamo più parlando dell’articolo in se ma di ben altro.

  • 13 Aprile 2015 in 08:14
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    Anche se normalmente non intervengo in questo genere di polemiche, vorrei comunque spezzare una lancia in favore dell’articolo di Ditadinchiostro. Forse è vero che i nauti non sono giornalisti, ma anche se lo fossero non credo che un articolo del genere non abbia nulla da offrire. Quando nel 1966 Truman Capote scriveva ‘In cold blood’, compiva un’interessante operazione di ibridazione tra giornalismo e letteratura. Il fenomeno dell’ibridazione tra i generi è qualcosa che appartiene a pieno diritto al panorama culturale postmoderno, in cui tutti ci muoviamo e in cui, anche in discipline cosiddette ‘oggettive’, come ad esempio la storia, si è abbandonata ormai ogni pretesa di oggettività, dato che ci si è resi conto che ogni tipo di verità è in qualche modo ‘mediata’ dalla percezione che l’uomo ha di essa. Credo che quello che Ditadinchiostro stia facendo qui sia precisamente questo: sta attirando la nostra attenzione sul fatto che qualunque tipo di informazione ci venga offerta sarà sempre un informazione filtrata dal punto di vista di chi ce la riporta. Non credo che i nauti stiano ‘difendendo’ le aspirazioni letterarie di un amico, credo che davvero questo articolo sia perfettamente in linea con l’idea alla base del sito, o almeno alla base di rubriche come l’On the Board, in cui per l’appunto si offre la conoscenza di un gioco mediata dalle sensazioni ‘a caldo’ di chi lo ha appena giocato. Se un tale tipo di approccio non è apprezzato (e non è detto che debba esserlo per forza), forse è meglio trovare un altro sito da seguire. Mi si perdoni la lunga e pomposa spiegazione ‘accademica’, ma credo che sia utile per difendere un articolo che, dal mio punto di vista, non solo è perfettamente difendibile, ma anche pienamente giustificato.

  • 14 Aprile 2015 in 12:50
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    Ragazzi non fraintendete, il mio era un intervento scherzoso per dire che non è che da questo articolo si capisca molto del gioco in questione e francamente sfido chiunque a dire il contrario…..
    Ovviamente so il significato del titolo e non è che ci voglia moltissimo a capirlo anche se non lo si sapeva prima……
    Detto questo apprezzo Dita come scrittore e giocatore (ma un pochino meno :-P) ma in questo caso l’articolo non mi ha dato informazioni utili sul gioco…..tutto qui….non ne farei un caso o un motivo di crociate pro o contro la letteratura ed il giornalismo :)

    • 14 Aprile 2015 in 14:03
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      Grazie Pennuto77, messaggio ricevuto.
      Ne approfitto per dire che comunque tutti noi Gioconauti c’entriamo poco sia con la letteratura, che (soprattutto) col giornalismo. Basta scorrere questa pagina fino in fondo e leggere le prime righe del testo riportato. C’entriamo piuttosto con l’informazione (che non è la stessa cosa), quella che può passare tra le mani di noi giocatori, che gratuitamente ci fa piacere condividere con voi altri giocatori, soprattutto quando annusiamo qualche anteprima. E vivaddio, qualche volta ci scappa anche di condividere la sensazione che proviamo e che dovrebbe rappresentare il fine ultimo di questa meravigliosa attività che è il gioco da tavolo: il divertimento. Tu pensa che scemi…
      Torno a guardarmi l’ombelico. C’è ‘sto pelucco che proprio non ne vuole sapere….

  • 14 Aprile 2015 in 16:20
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    Non sottovaluterei l’esercizio di guardarsi l’ombelico; dopo un week end di tigelle modenesi io non sono neanche sicuro di averlo ancora.

    Voglio ringraziare le persone che mi hanno fermato in fiera complimentandosi per questo e per gli altri articoli; non diventerò mai famoso quanto Maledice Bloom o Arianna Johansson ma è bello sapere che sono in tanti ad apprezzare i miei pezzi. In pochi giorni sono passato da “illeggibile” a “Baricco” fino ad arrivvare a “Joyce”, vedremo cosa riserverà il futuro… :)

  • 16 Aprile 2015 in 13:11
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    Devo dire che mi ha più divertito il botta e risposta dei commenti che l’articolo :D

    Parlando del gioco, sono abbastanza contento di averlo nella mia collezione, è un buon passatempo per una 50ina di minuti.
    Ovviamente è necessario il giusto gruppo per divertirsi, in quanto non c’è nessuna meccanica se non l’interazione tra i giocatori attraverso il bluff; che risulta in un regolamento stringato e di facile digestione.

    Questo è sia la forza che il principale difetto del titolo. Non c’è strategia, ne tattica solo la voglia dei giocatori di sparare cazzate. Quindi basta che 1 o 2 giocatori non siano nel giusto mood per la chiacchiera che il gioco diventa noioso.

    Avrei preferito, dopo un paio di partite, che ci sia la possibilità di aggiungere ulteriori layers di profondità come per esempio l’aggiunta di una fase di open draft prima della dichiarazione o altre meccaniche del genere.

    Peccato, buon gioco ma proprio un occasione persa.

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