Tides of Time – Recensione

di Max “Luna” Rambaldi

Ci son cose che sembrano edificate partendo dai pomelli delle porte invece che dalle fondamenta, come certi film costruiti a tavolino attorno alla celebrità di turno che poi di concreto han poco. Ecco, Tides of Time è un film che non riguarderei, sebbene sia un corto. Però così non si capisce nulla se mi perdo nelle metafore. Ricominciamo.

:: Tides of Time
Autore: Kristian Čurla
Artisti: Tomasz Jedruszek / Krzysztof Ostrowski / Dan Pellow / Blake Rottinger / Artur Sadlos / Rafał Szyma

:: Versione provata /
Editore: Portal Games [2015] Lingua: Inglese

Numero giocatori: 2
Durata: 15-20 minuti
Dipendenza dalla lingua: moderati testi sulle carte

[come funziona]

Ti si presenta davanti una scatolina molto graziosa, un gioco di carte per 2 giocatori, verosimilmente molto breve a giudicare dal singolo foglio relegato al ruolo di regolamento, e tu che hai l’occhio del grafico ti distrai a guardare la copertina. Poi però relegano te a studiare il regolamento e la magia inizia a scemare. Schiavisti.
Vi è un mazzo di carte che rappresentano luoghi dal sapore fantasy: ogni giocatore ne prende 5 per iniziare un primo turno di draft. Ognuno sceglie una carta, e in contemporanea all’avversario la scopre sul tavolo, ci si passano le restanti carte, scegli, scopri, passa, fino a concludere la mano. A questo punto si contano i punti accumulati, si sceglie una carta da tenere nei turni successivi come memoria dei tempi passati, e una da escludere dal gioco, e si passa al secondo turno, fino a giocare un totale di 3 round. I punti ovviamente non si calcolano a spanne, ma dipendono dai simboli rappresentati sulle carte, e dalle loro didascalie, che in base a determinate combinazioni di simboli, set più o meno grandi, la presenza o meno di certe icone forniranno diversi punteggi.
Detto così suona anche bene, perchè è rapido, relativamente a prova di scimmia, e si presta a far smuovere gli ingranaggi del cervello. Eppure qualcosa mi scivola tra le dita.

Tides of Time

[componentistica]

Torno a osservare scatola e carte. E’ proprio bella l’illustrazione, mannaggia a lei, che t’illude, che quando poi sfogli il mazzo di carte sai che ci troverai la fregatura.
L’ho capito quando nel mezzo di quell’artbook lussureggiante ho cocciato contro l’orrore dei simboli. Prendi il tuo Signore Oscuro preferito da qualsiasi libro fantasy e spalmaci il faccia il logo del Movimento 5 stelle, l’effetto sarà pressappoco lo stesso. Sono sempre dalla parte della leggibilità, dei simboli ben distinguibili e della semplicità, ma non puoi affidare la grafica al tuo criceto perchè hai sforato col budget per l’artista che ha illustrato le carte, perchè poi ci piazza foglie di basilico e una torre dei lego e la gente si distrae dalla magnificenza. Tuttavia non è nemmeno questo ciò che sento sfuggire.
Ne’ questo, ne’ la scatola nella quale risuonano echi di desolazione una volta aperta, quando il contenuto cartaceo, la matita e il blocco segnapunti occupano comodamente il 47% dello spazio lasciando posto sufficiente a usare il contenitore come porta-pranzo.

[cosa ne penso]

Non riesco proprio a sentire l’elettricità; e le premesse le avrebbe tutte. A molti piace (stando a sua Eccellenza BGG) presumo perchè contenuto in spazio e tempo, per la meccanica semplice, la possibilità di sfruttare i bonus con intelligenza e tenere o gettare carte che altrimenti andrebbero all’avversario. Praticamente sto descrivendo un bel gioco, un mini-german che sento dovrebbe piacermi. Eppure con me non funziona, come se gli mancasse una minuscolissima vite che se messa al posto giusto farebbe partire i fuochi d’artificio, come se avessero creato il gioco perchè gli avanzavano delle belle illustrazioni che Dai, perchè non c’inventiamo un board game? Provo lo stesso formicolio di quando guardo Scarlett Johansson, sapendo e capendo il perchè piaccia a tanti, ma trovando comunque impossibile reputarla avvenente. Lo so che per voi, universo, è figa, ma a me fa cascare le ginocchia.tsuTides of Time lo trovo vuoto e un po’ ripetitivo, nonostante mi abbia permesso di trovare anche combinazioni interessanti. Non sento l’epicità di costruire un regno. Certo è volutamente ridotto e non pretende d’essere un giocone d’ambientazione, ma a quel punto avrei evitato la dispersività di carte così belle. Fanno contorno ma non danno sapore.
Senza contare che nonostante l’abilità nel ricordare le carte passate all’avversario, e nella sapienza nell’usarle, c’è comunque la possibilità di ritrovarsi di prima mano una carta stupenda che l’avversario non ha modo di portarti via, mai, per tutta la partita. In definitiva un gioco che mi lascia la sensazione di non poter fare strategie a lungo termine, per la ripetitività dei bonus (tot Torri di lego, Tot foglie di basilico, Uno per tipo) e per il ritmo spezzato dalla ristrettezza dei 3 round, di essere legata comunque alla fortuna e in generale la sensazione di poter vincere allo stesso modo sia ponderando sulle combinazioni sia giocando d’istinto, in maniera molto ignorante o completamente a caso.
Forse giocandolo più e più volte, nell’economia del gioco scoprirei che in realtà tutti i bonus sono perfettamente bilanciati, ma Tides of Johansson non mi ha lasciato nemmeno in punta d’indice la voglia di rigiocarlo, per cui temo non lo scoprirò mai. Ci sono storie d’amore destinate a morire prima d’iniziare: questa piccola promettente scatola è una di queste.

Mi spiace Scarlett, sarà per un’altra volta.

9 pensieri riguardo “Tides of Time – Recensione

    • 18 Febbraio 2016 in 16:05
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      Carissimo Vudù!
      Grazie per la tua approfondita analisi critica, precisa e puntuale. Ci ha fornito un sacco di spunti interessanti con cui poter migliorare quanto produciamo ogni giorno a titolo libero e gratuito. Solo una precisazione. Prendo uno stralcio un po’ criptico in cui ad un certo punto, cito testualmente, affermi: “Bella recensione di cacca,la prossima volta commenta sulla tana”. Ecco se fossi così gentile da illuminarci perché qui proprio ci sfugge qualcosa. Se come capiamo non hai gradito quanto è stato scritto perché allora l’autrice avrebbe dovuto scegliere Tana dei Goblin per esprimere la propria analisi e le proprie opinioni, invece che qui? Perché messa così come l’hai scritta, sembra proprio che tu stia dando della pattumiera a Tana dei goblin, cosa che non ti concediamo di fare qui. Se hai qualcosa contro Tana dei Goblin scrivi a loro così che possano vedere, leggere e risponderti a tono.
      Come avrai capito ho lasciato il sarcasmo delle prime righe e ora sono serio. Puoi criticare quanto e come vuoi, siamo in un paese libero, ma non puoi offendere. Non ho idea se tu sappia distinguere la differenza fra le due cose, altro punto su cui potresti illuminarci.
      Nuovamente grazie e complimenti per il tuo grandissimo contributo, spero vivamente non ce ne farai mancare altri.
      A presto!

  • 18 Febbraio 2016 in 18:53
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    Max ti confermi la migliore scrittrice del settore ludico, riesci sempre a plasmare il tuo stile all’oggetto dell’articolo. Stavolta addirittura una recensione di cacca per un gioco di cacca: genio!

  • 18 Febbraio 2016 in 21:02
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    Provato e riprovato ma niente, per me questo gioco manca di vita. Concordo con quanto scritto da Luna (eccezion fatta su Scarlett Johansson)

  • 19 Febbraio 2016 in 17:01
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    Forse un modo di collegare fisicamente le carte dando un senso alle illustrazioni avrebbe dato quel pizzico di magia in più a questa sterile “costruzione del regno”.
    Ho avuto un attacco di mortal tristezza quando su BGG, scorrendo le fotografie, ho trovato la variante autoprodotta che rappresentava
    MOSSE DI BALLO al posto dei paesaggi…. ma la cosa più tragica è che funzionava bene, e non solo…aveva più senso nel il concetto di combo che non l’originale.

    scusate, vado a piangere nel cuscino

    • 19 Febbraio 2016 in 20:35
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      XD ecco sì in effetti avrebbe più senso imbroccare le combo con dei passi, certi giocatori son geniali comunque!

  • 19 Febbraio 2016 in 20:59
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    non cercare quelle immagini…puoi ancora salvarti
    continua a sognare ponti levatoi e strisciate di carte alla Jamaica
    non puoi capire
    fuggite, sciocchi!

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