Niente di personale

di Max “Luna” Rambaldi

Mi farà sempre morir dal ridere l’appropriazione indebita di terminologie straniere. Perchè l’estero fa sempre più figo.
Noi lo chiamiamo Il Boss. Loro lo chiamano The Capo.
Io appunto un generico Idiozia alla questione, ma giusto così, niente di personale.

Tornando ai giochi, passiamo alla Dice Tower Games. Il sito, noto per i suoi podcast e recensioni nell’ambito dei giochi da tavolo e di carte, è passato al lato oscuro della forza, decidendo dopo tanto parlare di giochi altrui, di realizzarne uno.
Sarà un po’ la sindrome di mezza età, o quel male invisibile che attacca la gente dello spettacolo convincendola che dopo anni di vallette e varietà è giunto il momento di sfornare un libro/canzone/film tutto loro. Ma tant’è, in Tom Vasel, servizievole padrone di casa della Dice Tower, ripongo più fiducia.

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Grazie certamente alla folte schiere di fan del sito, il gioco Nothing Personal ha avuto un notevole successo su Kickstarter, permettendogli se non altro di muovere i primi passi.
Il tema prescelto è la mafia e lo scopo, chettelodicoafare, è divenire the Capo dei Capi.
Avendo già ampiamente dato respiro alle mie perplessità linguistiche, proseguo con uno stralcio di regolamento.

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Da 3 a 5 famiglie si contendono il posto futuramente vacante di Capo della mafia.
Quello che bisogna fare prima che il vecchio tiri le cuoia è guadagnarsi più Rispetto possibile. L’arco dei prossimi 5 anni (turni) vedrà quindi i giocatori alle prese con la scalata della gerarchia, nel tentativo di ingraziarsi, corrompere o convincere con le maniere forti il più alto numero di malavitosi della piramide sociale. Dal gangster qualunque, al consigliere allo stesso boss, tramite carte Influenza, Ricatto e ogni altro genere di galanterie, ogni casata potrà influire sui gangster con i propri segnalini, guadagnandosi la possibilità di sfruttare le “competenze” dei singoli personaggi.

IMG_2208-1024x682Ovviamente l’influenza sul Corriere di turno varrà meno di quella che si avrà sulla Spalla del Capo, ma è pur sempre vero che possono succedere, come si dice, dei piccoli incidenti di percorso.

Perchè la vera chicca è a mio parere la possibilità di salire di grado, qualora malauguratamente un gangster dovesse passare a miglior vita, o quando uno di essi diventi talmente influente da entrare nel mirino dell’FBI sparendo dalla circolazione.
Il gioco comprende tiri di dadi, carognate e carte, pochi testi facilmente memorizzabili e certamente non rientra nella categoria dei collaborativi.

Tramite le conoscenze degli autori, Tom Vasel e Steve Avery, Nothing Personal si è guadagnato un’elitè di illustratori (in parte rappresentati nelle carte gangster, come riconoscimento del loro eccellente lavoro), che combinata alla raccolta fondi ha portato alla luce una componentista da baciare le mani.
Un esempio ne sono l’anello del Capo, sostituto regale del Gettone Primo Giocatore, e la moneta Blackmail, grazie alla quale chi vuole sfruttare un potere del gangster minacciato deve prima chiedere l’autorizzazione a colui che lo tiene con le mani legate.

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Ammetto che come al solito mi sono lasciata un po’ trascinare dalla grafica, che dire solo curata sarebbe un insulto, ma ad orecchio mi suona essere un gioco promettente.
Forse è la mia indole solitaria da O tutto o niente, forse i componenti che mi fanno salire brividi di goduria, o forse soltanto la convinta speranza che chi ha masticato e sputato tanti giochi, la sappia abbastanza lunga da capire cosa in un gioco può funzionare e cosa no.
Ci credo davvero, e spero di cuore che Niente di Personale si possa guadagnare, con tutto rispetto, un posticino nell’olimpo dei giochi da tavolo.

Un pensiero su “Niente di personale

  • 22 Ottobre 2013 in 20:56
    Permalink

    questo lo avevo notato ed ora è in uscita anche il nuovo gioco di Scott, un gustoso gioco di aste

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