Confessioni di una giocatrice: Giochi Bruti disegnati da Tizi famosi

di Max “Luna” Rambaldi

Gli uccellini cinguettano, gli animi strepitano e la fila stalla. Della dichiarata apertura alle 9 si è persa la tradizione alla seconda edizione, ma sono fiduciosa che questo varrà loro l’istituzione del 3/4 d’ora lucchese come evoluzione del quarto d’ora accademico.
L’irritazione è palpabile quanto lo sarà l’aroma una volta che tutta questa massa di corpi e spade di stagnola s’ammasseranno all’interno del padiglione Carducci, ma noi non si demorde. Nessuno abbandona mai Lucca Comics & Games senza una cicatrice, uno strappo o un racconto, perchè quando si va al C&G si aderisce tacitamente alle sue regole.

Prima regola del C&G: parlate sempre del C&G, perchè qualcosa da tramandare ai posteri si troverà di sicuro, fosse anche solo l’epopea della coda. Ci si muove di un passo. Gli ottimisti e gli ingenui estraggono il biglietto pensando di entrare a breve. Dopo qualche minuto, rinfodero il biglietto.
La prima tappa è programmata: ne’ io ne’ il pirata ne siamo entusiasti, ma siamo in missione per conto di Gioconauta, e nessuno potrà fermarci. Ieri, primo giorno di fiera, uno stand veniva assalito in modo coerentemente barbaro dagli avventori: batteva bandiera teschiata e vendeva Bruti.

La prima eco del gioco richiama ricordi di mesi fa, quando capitai nella pagina del kickstarter. Immagini pazzesche, tra l’acquerello e lo splatter, e gente esaltata perchè era un gioco di Gipi. Un tizio famoso non so bene per cosa. Uno di quei nomi che seguendo un olimpo di illustratori ogni tanto salta fuori, ma che non ricordi mai di cercare su Google. Cresciuta a pane e fregature detti una letta sommaria a un regolamento che non mi convinse, un metti-la-cera-togli-la-cera infinito; no rules, no party, e Bruti finì nel dimenticatoio.

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Quarta regola del C&G: si entra solo due per volta. O almeno questa è l’impressione. Altro passo, altro stallo. Dopo le regolari incursioni di Ehi ma tu sei Maledice di Gioconauta!, prova della fama del pirata o del fatto che la gente è in grado di leggergli la maglietta, rifletto sulle parole del sommo Ortolani relative agli ingredienti per un fumetto di successo, le tre A (Azione, Avventura, Atette), e mi domando quali siano quelli per un gioco da tavolo. Opto per le tre P.

Partecipazione, Presentazione e Personaggio. La prima sboccia quando l’anima del gioco trascina e ti fa dimenticare qualsiasi altra cosa. E’ la più difficile e la più spettacolare delle tre P perchè indica che il gioco si vende in quanto tale, perchè riesce a colpire i giusti punti del cervello scatenando ondate di endorfine coinvolgendoti. E’ la P che fa vendere il gioco meno istantaneamente magari, col passaparola, a suon di recensioni stellate o, nel caso delle fiere, nel momento stesso in cui ci si alza dal tavolo di prova sperando che ne sia rimasta almeno una confezione acquistabile. Tipo quella volta che quasi rubai una copia dimostrativa in mancanza d’altro.

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Quinta regola del C&G: uno stand alla volta ragazzi. Se vogliamo riuscire a testare questo dannato gioco dobbiamo avventarci prima che si formi ressa. Arriviamo per primi, ci presentiamo ed estraiamo le armi: telecamera, cellulare e occhi aperti. Per lo stand girano una bionda carina e un tizio occhialuto con uno scintillio negli occhi. C’è nel suo modo di muoversi e osservare qualcosa di inconfondibile che hanno tutti gli illustratori che conosco.
La seconda P. Tutto ciò che nutre l’immaginazione e la sfera visiva. Un gioco vende quando ci ficchi dentro a forza Cthulhu, Star Wars, Atette e/o illustrazioni da onanismo. Bruti è decisamente una seconda P.

Il ragazzo che presenta il gioco c’informa che l’illustratore è anche l’autore.
La cosa si fa preoccupante, si capisce da come il pirata rotea gli occhi sperando di sbrigarsela in cinque minuti per passare ad altro. Perchè Bruti è anche la terza P: il Personaggio. Il gioco che si vende perchè lo sponsorizza il cantante, fumettista, attore porno di turno. L’ingrediente succube delle regole del mercato, dove bene o male l’importante è che se ne parli, e se ne parla uno dei tuoi idoli dev’essere figo per forza.
Lo standista comincia ad estrarre carte. Armi, difese, personaggi, un mazzo di ferite varie. Si può scegliere tra arma a una o due mani, quella con l’estetica che più aggrada: non cambiano i valori, ma se qualcuno sceglie la spadina fighetta io prendo la mazza ferrata. Poi con naturalezza offre ad entrambi un bis di carte, una Morte e un Favore degli Dei, domandando se vogliamo inserirli nel mazzo delle ferite. “Cosa succede se poi pesco la carta Morte?” “Muori. Sei fuori dai giochi.”
Luca ed io ci fissiamo, con lo stesso sopracciglio alzato. Lui ha anche smesso di roteare gli occhi.

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Settima regola del C&G: i combattimenti durano per tutto il tempo necessario. Dopo i primi giri che Tanto a noi basta qualche turno per capire come funziona, cominciamo ad essere osservati da una manciata di gente che vorrebbe provare. Faccia di bronzo continuiamo a lottare.
Giochiamo il tutti contro tutti, e i due si coalizzano contro di me povera e indifesa creatura, solo perchè li ho gambizzati entrambi. Il mio tank tonto, l’Enorme Pipino, regge anche se a ogni turno è costretto a mostrare le carte che pesca. Il bastardo del pirata, Boccamarcia, tenta inutilmente di rubarmi la carta Denti stretti per ripigliarsi. L’altro tenta affondo dopo affondo di tirarmi giù, ma ogni carta che mi usa contro è una carta in meno per difendersi dal mio attacco successivo, e quando passo sfondo i muri. Infine qualcuno dall’alto ha pietà per la sua agonia e gli fa pescare la morte.

Ci alziamo appena che la massa già si smuove a occupare i nostri posti. Si avvicina anche il tizio occhialuto ad ascoltare le nostre considerazioni.
Dico, “Ci son giochi che sulla carta promettono meraviglie e poi a giocarli son deludenti. Altri come questo che da regolamento sembrano banali ma una volta provati sulla pelle li capisci davvero e tirano fuori il meglio. Che poi questo per me partiva malissimo perchè pensavo fosse la solita cavolata che tutti bramano giusto perchè è stata disegnata da un tizio famoso.”
“Eh, ma l’autore è uno a cui piace giocare” s’intromette Occhiali. “E ci son stati due anni di beta test prima di produrlo” “Quello si sente, non è scontato per nulla!”. Il pirata conclude complimentandosi e facciamo a gomitate per uscire dallo stand.

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Ottava e ultima regola del C&G: non importa se sia o meno la tua prima volta al C&G, devi rischiare almeno una figura da merla. Mi sorge un dubbio e nuoto controcorrente per tornare da Occhiali. “Dimenticavo, è stato un piacere conoscerla, Tizio Famoso“. Ci stringiamo la mano e forse mi sorride finché mi batto per uscire dalla Fossa.

La scatola mi osserva dallo scaffale, col suo regolamento illustrato e talvolta ostico di fianco.
L’ho giocato a due col pirata, con Fratello, ho osservato i nauti scannarsi a coppie, e in un tre tutti contro tutti ho detestato il paraculato che pescava sempre i doni degli dei quando lo legnavo.
Il meglio lo da all’ultimo sangue senza patti o squadre, finché morte non vi separi, e col Favore del Pubblico. La sua forza poi è nella breve distanza, un mazzo forse due di tempo, facendo vincere chi alla fine si trascina più eretto nella polvere. Di contro può sembrare che stalli, soprattutto se ci si scorda che si possono cambiare le carte in mano, e può risultare lungo se si vuole finire a tutti i costi con uno solo in piedi. Ma continua a piacermi.
Con quel livore sottile di sottofondo quando le cose non vanno come vorrei e finisco stordita a combattere mezza maciullata nel fango. Quell’odio che sale quando pesco male. Quel digrignare di denti quando dopo aver ridotto ossa in polvere all’avversario al mio primo danno pesco la Morte secca in faccia.
La fortuna ti rigira sul mignolo come meglio crede nella Fossa, ci sono davvero i Bruti che se le danno ma che se ne esca vivi o morti lo si fa comunque con una storia da raccontare. E almeno nel mio caso, con la voglia di giocarci di nuovo per colpa di quella prima, insperata, P.

17 pensieri riguardo “Confessioni di una giocatrice: Giochi Bruti disegnati da Tizi famosi

    • 10 Novembre 2015 in 11:52
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      Citando l’articolo “.. continua a piacermi. […] con la voglia di giocarci di nuovo per colpa di quella prima, insperata, P.”

    • 10 Novembre 2015 in 13:26
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      A me sembra chiara e motivata la posizione dell’articolo, sia quella personale, sia quella più oggettiva.

      • 11 Novembre 2015 in 04:35
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        …..posizione oggettiva? L’articolo è molto bello, ben scritto ed entusiasmante (complimenti Luna), ma di oggettivo non ci vedo nulla. All’inzio ho pensato fosse pubblicità.

        • 11 Novembre 2015 in 10:22
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          In effetti quando scrivo le mie “confessioni” possono essere tante cose, ma sono soprattutto soggettive mie sul mondo dei giochi da tavolo, più narrative che informative. In questo caso innamorandomi in particolare di questo gioco, dopo averne a priori pensato peste e corna, ho voluto raccontare del mio colpo di fulmine tra amore e odio. Detto tra noi, se questo dovesse fargli buona pubblicità ne sarei solo che contenta.. Amo parlar bene di ciò che mi piace quasi quanto mi piace infangare ciò che detesto XD

        • 15 Novembre 2015 in 17:41
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          Bè io tra le righe dei dati oggettivi li vedo: il peso della fortuna, le meccaniche molto semplici, l’eccessiva durata se giocato finché non resta un solo giocatore, il rischio di stallo e la modalità tutti contro tutti da preferire a quella a squadre. Ho letto articoli ludici che, pur non facendo dell’ambientazione e dell’esperienza personale il loro punto di forza, contenevano meno dati oggettivi di questo. :)

  • 10 Novembre 2015 in 13:18
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    Un pezzo incredibile! Ma non avevo dubbi che sarebbe stato così dopo aver letto la firma :)

      • 13 Novembre 2015 in 22:03
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        XD nessuna delle 2, siamo fan reciproci. non gli rispondo più qua su Gioconauta ma ci scriviamo a parte solo perchè sennò finiamo per passare 20 righe di “Ma tu scrivi bene!” “No, tu scrivi meglio!” “Oh ma detto da te grazie!” “Figurati è vero!”
        siamo dei grammar-bimbiminkia.. tra l’altro cercati i suoi articoli qua sul sito e dimmi se non è bravo Ditadinchiostro! :P

      • 15 Novembre 2015 in 17:47
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        Ahahahah :) Blade tu sottovaluti le mie tecniche di corteggiamento. Ti pare che ci provo con due complimenti su un sito?!? :)

    • 10 Novembre 2015 in 13:45
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      Il contenuto della Deluxe non mi era chiaro quando ho acquistato la mia scatola a Lucca, mi pareva a colpo d’occhio ci fosse solo la plancia in più, quindi amabilmente sorvolai. httpss://www.youtube.com/watch?v=zdwEZSwN2tA a quanto evinco dalla fine del video di presentazione ci dovrebbero essere più oggetti, carte in generale e dal regolamento (quello illustrato col fumetto) dove sono proposti degli scenari mi pare di aver capito che ci sono delle specie di Boss con poteri particolari che si possono sfidare in squadra. Questo ai fini della “storia” serve a raccimolare oggetti potenti prima di entrare nella Fossa. Credo in generale sia un tentativo di dare forma a una sorta di narrazione proprio, in cui ci si prova ad affezionare al proprio personaggio portandoselo dietro come veterano combattimento dopo combattimento. Dico “si prova” perchè c’è una forte tendenza a schiattare. Comunque il gioco base da solo lavora egregiamente per me, il Deluxe penso sia un più (che proverei volentieri) per chi ama molto la componente “narrativa” del gioco

    • 11 Novembre 2015 in 10:27
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      Bada bene avventuriero, che a quanto sento è uno di quei giochi che o lo adori o lo lanceresti nelle fiamme dell’inferno XD

  • 11 Novembre 2015 in 03:54
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    Mi sento meglio ora che so di non essere l’unico ad aver scoperto l’esistenza di Tizio Famoso solo quando ha cominciato a farsi finanziare il suo gioco. Grazie, ora non mi vergognerò più quando gli hipster mi faranno domande trabocchetto

    • 11 Novembre 2015 in 10:25
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      Monsieur, nell’ignorare non c’è mai di che vergognarsi: ai vuoti da colmare si può porre rimedio. E’ solo alla stupidità che non v’è cura u_u Tra l’altro l’Italia è talmente una fornace di artisti che non è difficile per nulla perdersene per strada..

    • 11 Novembre 2015 in 18:44
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      Confermo … anch’io mi sono sentito “sollevato” nell’apprendere che non ero il solo “ignorante” (nel senso di colui che ignora) dell’esistenza di Gipi. Le illustrazioni sono davvero belle e la lettura dell’articolo mi ha incuriosito a provarlo il prima possibile, anche perché come ha scritto l’autrice, questo gioco “o si ama o si odia”, per cui una prova su strada prima dell’acquisto credo sia doverosa.
      Complimenti per l’articolo: ben scritto e divertente da leggere.

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