Catan e Monopoly: due classici a confronto

di Walter “Plautus” Nuccio

I Coloni di Catan è uno di quei giochi in grado di suscitare, a seconda dei giocatori, reazioni molto differenti. Quelli che, come me, lo hanno provato agli inizi delle proprie esperienze ludiche generalmente lo apprezzano molto e lo ricordano come un titolo che ha segnato una fortissima rottura rispetto ai giochi di massa, come Monopoly. Viceversa chi lo gioca oggi per la prima volta, dopo aver provato altri titoli più recenti, ne rimane spesso deluso. Questo si deve probabilmente al fatto che negli ultimi anni si sono affermate determinate tendenze nel game design in seguito alle quali alcune criticità, che in Catan e nei giochi di quel periodo (parliamo degli anni ’90) erano ancora tollerate, oggi sono considerate veri e propri difetti. Tuttavia l’opera del geniale Klaus Teuber rimane, a mio avviso, un gioco che ogni buon game designer dovrebbe provare almeno una volta e studiare approfonditamente, poiché presenta un intreccio di elementi e meccaniche in grado ancora oggi di suscitare l’ammirazione di tanti.

Catan: un Monopoly migliorato?
dadiSi parla spesso di Monopoly come di un titolo pieno di difetti, ormai obsoleto, e sotto certi aspetti ciò è innegabile. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che alcune caratteristiche di questo gioco sono, da un punto di vista dell’esperienza ludica che offrono, valide tuttora, ed è sorprendente constatare che quelle stesse caratteristiche sono presenti anche in Catan.
Innanzitutto c’è il classico tiro di dado. Mentre in Monopoly è utilizzato nella più tradizionale delle meccaniche, il tira e muovi, in Catan funge da base per un meccanismo molto più intrigante: il giocatore di turno tira il dado e tutti i terreni corrispondenti al numero uscito producono materie. Ciò fa sì che, potenzialmente, tutti i giocatori siano sempre coinvolti, almeno da un punto di vista emotivo, e per di più tutti in modo positivo, dato che si possono solo guadagnare risorse e non perderne (tralasciamo per il momento il meccanismo del Brigante).
Sia in Monopoly che in Catan, quindi, l’alea è presente, ed è ciò che dà ad entrambi i giochi un tocco di freschezza. Ma c’è una bella differenza tra i due: mentre in Monopoly l’impatto dell’alea è molto forte, perché a seconda del risultato del dado un giocatore può perdere o guadagnare un’ingente quantità di soldi, in Catan l’incidenza della fortuna è decisamente minore per una serie di motivi, tra cui la possibilità, per ogni giocatore, di beneficiare di tutti i tiri (propri e avversari), nonché le numerose opportunità strategiche di espansione: ciascuno potrà infatti estendere i propri possedimenti in modo da coprire numeri differenti, così da ottenere risorse quasi ad ogni tiro di dado.
In realtà queste caratteristiche non sarebbero sufficienti a garantire un buon livello di controllabilità, dato che il giocatore non può mai decidere esplicitamente quali materie acquisire (cosa resa invece possibile da meccaniche di draft o asta, che sotto questo aspetto sono molto più gestibili). E’ frequente, infatti, che il giocatore si ritrovi in mano diverse risorse non funzionali alla strategia che intende perseguire. Per risolvere il problema l’ingegnoso Teuber ha pensato bene di inserire un gran numero di meccanismi di conversione: il commercio con la banca, con i porti e infine con gli avversari forniscono al giocatore un buon ventaglio di alternative per cedere materie poco utili in cambio di altre più sfruttabili.

L’interazione
La possibilità di commerciare offre un ottimo esempio di come un’unica meccanica possa ricoprire differenti ruoli all’interno del sistema di gioco, contribuendo a migliorare in un sol colpo diversi aspetti che altrimenti potrebbero risultare fortemente critici.
interazioneLo scambio di risorse con gli avversari non solo rappresenta per il giocatore un’importante sorgente di risorse, ma introduce anche un elemento di interazione che contribuisce a tener vivo l’interesse di ciascuno anche al di fuori del proprio turno e permette altresì di attenuare uno dei problemi più delicati insiti nel motore economico del gioco: quello del runaway leader, ovvero del giocatore che, producendo più degli altri, prende rapidamente le distanze. Infatti, quando si crea una situazione simile, tutti i partecipanti tendono a non scambiare risorse col giocatore in testa, o a farlo ad un tasso di scambio per lui sconveniente, cosa che crea in modo naturale un freno ad ulteriori progressi.
E’ interessante osservare che anche in Monopoly esiste la possibilità di scambio tra giocatori, ma che differenza rispetto a Catan! Qui questa meccanica rimane assolutamente centrale per tutta la durata della partita, e non certo limitata ad uno/due momenti cruciali.
L’altro elemento di forte interazione presente nel gioco è dato dalla meccanica del Brigante, che un giocatore può posizionare per rendere temporaneamente improduttivi alcuni terreni, danneggiando così i giocatori che ne sono proprietari. Anche questo meccanismo è fondamentale per la stabilità del sistema, dato che fornisce un ulteriore mezzo per frenare il progresso del leader.

Pregi e difetti
briganteFin qui abbiamo descritto Catan come un sistema quasi perfetto, ma è davvero così? Come si spiega, allora, la diffidenza che genera in alcuni giocatori, soprattutto quelli che  più di recente hanno fatto il loro ingresso nel mondo ludico? In realtà, a ben vedere, quelli che erano i punti di forza di Catan nell’epoca in cui questo gioco è uscito appaiono oggi come aspetti un po’ critici.
Parliamo ad esempio dell’alea. E’ vero che è molto più contenuta rispetto a Monopoly, tuttavia è presente in un modo che a volte può diventare fastidioso: può essere molto frustrante, a causa di lanci sfortunati di dado, non ottenere risorse per diversi turni consecutivi, e anche se ci sono diversi meccanismi che intervengono a compensare questa situazione non sempre ciò è sufficiente a garantire una sensazione piacevole e divertente.
L’aspetto di forte interazione rappresentato dal commercio sembra oggi caduto un po’ in disuso; ciò si deve probabilmente al fatto che questo tipo di meccaniche, pur se divertente, tende a rallentare molto il gioco. Il risultato è che la durata di una partita a Catan, sebbene decisamente più contenuta in confronto a Monopoly, può talvolta risultare eccessiva, soprattutto se al tavolo siedono giocatori non troppo rapidi nell’agire.
Anche il meccanismo del Brigante, benché funzionale allo scopo, crea qualche perplessità, forse perché l’elemento di forte interazione diretta che introduce apre la strada a comportamenti non sempre razionali e giustificabili (per intenderci: “piazzo il Brigante sul tuo terreno non perché stai vincendo, ma perché non mi sei molto simpatico!”).
Tuttavia questi che oggi consideriamo difetti non devono farci dimenticare gli enormi pregi di questo gioco e gli elementi di fortissima originalità introdotti a suo tempo. Teuber dimostra tutte le sue capacità di design realizzando un bellissimo intreccio tra meccanismi di gestione risorse, maggioranze, diplomazia, i quali si dispongono ordinatamente ed in maniera sorprendentemente elegante  attorno ad una plancia ad esagoni, cuore pulsante del sistema, in cui tutti gli elementi sono sfruttati al massimo: il centro di ogni esagono mostra la materia prodotta, il vertice serve per il piazzamento delle colonie e lo spigolo per costruirvi la rete di strade.  Quest’uso sapiente della topologia di gioco, insieme con la solida rete di relazioni tra le varie meccaniche, fanno sì che Catan resti un titolo la cui conoscenza è, a mio avviso, imprescindibile per chiunque voglia seriamente dedicarsi al game design.

Plautus

Walter (Plautus) Nuccio è un appassionato di giochi da tavolo e di game design, disciplina della quale ama indagare ed approfondire gli aspetti teorici. Ha partecipato al concorso Miglior Gioco Inedito Lucca Games 2011, arrivando in finale con Evolution.

5 pensieri riguardo “Catan e Monopoly: due classici a confronto

  • 1 Settembre 2014 in 11:03
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    Un gioco in cui il setting iniziale (e conseguentemente, l’ordine dello stesso) può influenzare il grosso delle probabilità totali di un intera partita (in particolar modo per l’ultimo di turno…), non lo definirei così elegante. E’ molto più elegante il sistema di monopoli, nel quale l’alea è più alta ma più equamente distribuita tra tutti i giocatori.
    Anche l’iterazione di monopoli mi sembra complessivamente superiore. Nel tuo turno puoi comprare, trattare con gli altri, partecipare a un asta o pagare. Negli altri turni puoi ricevere soldi, trattare, o partecipare a un asta. In catan prendi risorse e poco altro, e la diplomazia è disturbata dal fatto che sarebbe consigliabile ricordarsi le risorse delle persone con cui tratti (cosa non appetibile per tutti). In monopoli le conseguenze di uno scambio sono sempre manifeste, e potenzialmente molto più tattiche (a chi giova di più completare un certo quartiere? di chi sono i quartieri adiacenti? come sta a soldi/proprietà quello con cui scambio? non è che quello con cui scambio il turno dopo può rischiare di pagarmi millemila e magari perde direttamente?).
    A mio parere (come vale per molti altri titoli) Catan è un gioco molto aleatorio ma che riesce a nasconderlo, mentre Monopoli è un gioco manifestamente più casuale ma che fornisce più mezzi per diluire e bilanciare questo fatto.

    • 1 Settembre 2014 in 12:52
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      Ti ringrazio dei tuoi commenti, molto interessanti.
      Aggiungo un paio di considerazioni personali.

      Riguardo l’interazione, quella di Monopoly è differente ma non direi che è “superiore”, nè come quantità nè come qualità.
      Magari è solo una questione di gusti, ma io preferisco l’interazione più strutturata di Catan (puoi commerciare solo col giocatore di turno) al commercio e all’asta completamente libere di Monopoly, senza dimenticare peraltro che in Catan ci sono numerose altre forme di di interazione indiretta: la competizione sui terreni, la competizione sulle maggioranze di cavalieri/strade…

      Per quanto riguarda l’alea il discorso è complesso e probabilmente impossibile da affrontare in due righe. Mi sembra, comunque, che sia piuttosto Catan ad avere diversi meccanismi di compensazione che bilanciano l’impatto dell’alea, mentre in Monopoly, al contrario, non c’è nulla che freni il progresso del leader, e giustamente, dato che in questo gioco è assolutamente necessario, perchè la partita finisca, che il divario tra chi vince e chi perde aumenti sempre più.

  • 4 Settembre 2014 in 10:14
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    ho realizzato la pochezza e i limiti di entrambi i giochi mediante la versione per computer.

    l’azzeramento del divertimento generato dalla presenza degli altri giocatori li rivela per quello che sono.

    giochi basati ben oltre il 90% sulla mera fortuna.

    Poi si potrebbe discutere in base agli stili di gioco di se e dei propri compagni se l’alea incida per il 99% o solo per il 93% ma poco cambia.

    Ci sono giochi di carte (quelle da briscola o da poker) con un alea inferiore e molto più divertenti!

  • 4 Settembre 2014 in 10:24
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    mi permetto anche di aggiungere che Monopoly è un gioco nato nel 1935 mentre Coloni di Catan nel 1995.

    Il primo è quindi l’avo dei boardgame moderni mentre il secondo nasce quando esistevano già fior fiore di giochi e il suo unico pregio è stata la sua estrema semplicità cosa che ha avvicinato ai boardgame una platea di giocatori che trovavano troppo complessi anche molti titoli della Avalon Hill (Civilization è del 1980).

  • 5 Settembre 2014 in 21:24
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    Io negli ultimi mesi sto un po’ rivalutando il dado e l’alea, sopratutto per via delle emozioni e della tensione che esso infonde.

    Certo, tendere in tutti i modi di rendere quanto meno tenue la casualità, ma trovo sempre più piacevole trovarmi di fronte a situazioni in cui nessun forte pensatore può starsene lì a leggere tutto mentre io mi spazientisco (ovviamente, il pensatore di cui sopra potrebbe anche ocminciare a calcolare tutti i possibili eventi a seconda di ungi possibile risultato del dado … ma uno così lo disconoscerei e basta XD )

    Indi, paradossalmente Catan mi piace più oggi che 5 anni fa, quando ero più gnubbo. Incredibbbile!

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