Slay the Spire: The Board Game – TUTORIAL e COMMENTI – Dal video alla tavola – OnTheBoard 136
di Daniel “Renberche” | Slay the Spire
Titolo | Slay the Spire |
Autori | Gary Dworetsky, Anthony Giovannetti, Casey Yano |
Lingua versione provata | Inglese |
Editore versione provata | Contention Games |
Altri editori | – |
Numero giocatori | 1-4 |
Durata partita | 60 – 150 minuti |
Anno pubblicazione | 2024 |
Altri titoli |
–
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Meccaniche | Cooperativo, deck-building |
Dipendenza dalla lingua | Alta |
Livello di difficoltà | Medio |
Prezzo indicativo (in data recensione) | ~120€ |
Io riesco a fare 10 danni, qualcuno può per cortesia darmi uno scudo?
| Cos’è Slay the Spire
Slay the Spire: The Board Game è la trasposizione “analogica” del famoso videogame, qui una vista fisica di un certo impatto. Il gioco non è più solo solitario ma fino a quattro giocatori potranno collaborare per sconfiggere tre boss nell’arco di tre atti. La meccanica principale è il deck-building, infatti ognuno avrà il proprio personaggio con un set specifico di carte a disposizione, da migliorare combattimento dopo combattimento. Una peculiarità del gioco è che è rogue-like, quindi in caso di sconfitta si deve ripartire da zero!
Gli autori del gioco sono Gary Dworetsky, Anthony Giovannetti, Casey Yano, l’editore la Contention Games.
| Le Regole
Qui di seguito trovate il video dove fornisco una panoramica delle regole, in modo da farsi un’idea. Alla fine un estratto dei miei commenti.
Gli elementi principali sono:
- Ogni atto è un percorso verso al boss
- Nel percorso i giocatori affronteranno nemici, eventi, faranno spese e si riposeranno, a seconda del percorso scelto
- I combattimenti sono i momenti chiave del gioco
- Un combattimento dura fino a quando tutti i nemici sono stati sconfitti o un giocatore non ha più punti vita
- Il mazzo di carte va via via potenziandosi e arricchendosi man mano che i nemici vengono sconfitti
- Ci sono quattro personaggi da scegliere, ognuno con una sua caratteristica
| Impressioni
La grafica è un rimando totale a quella del videogioco, che nei fatti è un gioco di carte virtuale. Quindi per gli appassionati sarà un chicca. Per gli altri è una grafica peculiare, non immediata per certi aspetti (l’uso dei bordi nelle carte per distinguerle non è sempre semplice). La simbologia però è chiara e c’è una plancia comoda di supporto.
La scatola ha già le apposite bustine per le carte, dato che molte di queste potranno essere migliorate utilizzando il lato opposto. Direi fatte bene le quattro miniature dei personaggi.
La stessa del videogioco, che non è che sia così sentita.
Di base è abbastanza chiaro, anche se ogni tanto lascia qualche dubbio per strada. Ci sono comunque molto esempi, c’è un app dedicata per Android e iOS, e vi è anche un libretto con tutti i miglioramenti delle carte, molto utile per i giocatori.
Il gioco ha l’elemento di cooperazione molto forte, qui è fondamentale per i giocatori discutere e ragionare su come organizzarsi al meglio atto dopo atto. Le meccaniche non sono particolarmente originali e richiamano in toto quelle del videogioco.
Il fattore deckbuilding è molto sentito, il proprio mazzo si andrà via via espandendosi (è più facile aggiungere carte che toglierle) permettendo ai giocatori un buon livello di personalizzazione.
La fortuna ha un grosso impatto sul gioco, ma le conseguenze di una sconfitta raramente sono dovute a una pesca sfortunatata ma piuttosto a una non perfetta organizzazione tra i giocatori.
Bella l’idea del percorso da seguire, che permette una pianificazione della partita.
È un gioco dove le combo sono all’ordine del giorno, e che premia più che l’essere parchi, l’essere abbondanti.
I quattro personaggi sono molto diversi tra di loro e ben amalgamati.
Come scritto si passa molto tempo a discutere e a ragionare assieme. C’è la tendenza dopo un po’ (e il rischio) che il caos sopravanzi e che i giocatori inizino a giocare ognuno per se scaricando danni su danni ai nemici. Questo però può facilmente portare a non tenere la situazione ben sotto controllo, avvicinando il gruppo alla sconfitta.
Se non si punta a giocare con gli achievement e i vari moduli, può risultare un po’ ripetitivo dopo qualche partita, specialmente dopo la prima volta che si finisce un’intera sequenza di atti. Personalmente consiglio di fare un atto alla volta e poi riprendere il gioco in un secondo momento (si può salvare tutto e ci sono delle apposite bustine per i giocatori).
Cercando invece di provare tutte le varie piccole varianti si ha sempre qualcosina di nuovo. Anche la scelta dei percorsi aiuta alla longevità, in quanto i giocatori potranno puntare ad essere più o meno inclini a combattere.
Il gioco scala bene in tutte le configurazioni, l’ideale per me è quattro, in modo da avere tutti i personaggi all’opera in contemporanea. Ma anche in meno giocatori è assolutamente godibile.
Conclusioni
Slay the Spire è sicuramente un gioco che appassionerà chi è già appassionato del videogame, dando l’opportunità di giocarlo multiplayer in forma fisica. Ma resta un ottimo prodotto anche per chi non lo avesse mai sentito nominare.
Molto sentito il fattore cooperazione, molto basso il rischio di giocatore alpha, anche grazie alla grande variabilità dei personaggi.
Punta dolente forse il livello di sfida, che poteva essere tarato un po’ più in alto.
Purtroppo per noi italiani, si trova solo in inglese e a un prezzo non particolarmente basso. La mia copia l’ho recuperata con Weega un po’ di tempo fa.