Scoprire il Gioco attraverso i libri

di Daniel “Renberche” | Scoprire il Gioco attraverso i libri

Giocare è un’attività per bambini. Giocare è una malattia. Giocare è la cosa più bella del mondo. Ma cosa significa giocare? Cos’è un gioco? E come si crea un gioco? Scopriamo un po’ di più del nostro fantastico hobby attraverso una serie di letture ad esso dedicate. Mai più che ora, buona lettura!

Prima di iniziare la disamina dei libri consigliati è opportuno fare alcune premesse. Innanzitutto quelle che seguiranno non sono recensioni di libri. Anche se molti di questi li ho letti personalmente non è questa la sede per farne un’analisi dettagliata. È più una rubrica di consigli letterali, per coloro che hanno la curiosità di iniziare ad osservare meglio il gioco e i suoi aspetti. In secondo luogo non ha ovviamente alcuna pretesa di essere esaustiva, né di rappresentare una classifica dei migliori libri a tema giochi mai usciti bla bla bla. Semplicemente è un elenco di titoli che vi consiglio di aggiungere alla vostra libreria. Altra cosa l’ordine, fatta eccezione per i primi due libri, è praticamente casuale, non è un ordine di lettura né di preferenza. Ultimo elemento, e poi la smetto di fare il bugiardino per un po’, quelli che trovate sono saggi, non romanzi alla Il Giocatore di Dostoevskij, o Le città invisibili di Italo Calvino, né libri game (anche se in parte rientreranon). Bon per ora può bastare. Ah no, un’ultima cosa, i giochi nella copertina sono presi da un’immagine presente su torrenera.it.

Ho deciso di fare delle piccole categorie, partendo da libri relativi al concetto di gioco e giocare, per passare ad altri relativi al mondo più specifico dei giochi più trattati su Gioconauta, fino all’ultima sezione con alcuni veri e propri manuali di game design.

Gioco, giocare e giocatori

Giocare è un hobby che appassiona molti di noi, e immagino il 99,9% di chi finisce a leggere gli articoli su Gioconauta. Ma cos’hanno in comune il giocatore sessantenne che, armato di dadi e righello, schiera le sue truppe in un immaginario campo di battaglia contro un suo parigrado rivale, con due gattini che stanno anche minuti fermi immobili a fissarsi reciprocamente, senza muovere un pelo, per poi saltarsi addosso, rotolarsi nell’erba e infine fingersi di mordersi la testa? Stanno entrambi giocando, non c’è dubbio, ma cosa significa giocare? E cos’è un gioco? In questa sezione presento una serie di libri dedicati a questi temi.Il primo non può che essere il famoso Homo Ludens di Johan Huizinga (edito dalla Einaudi). Uscito nel 1939, ci permette di entrare in questo strano mondo del giocare, cercando di fissare alcune definizioni, di capire meglio cosa è gioco e cosa non lo è, confrontando diverse categorie completamente diverse tra di loro, ma all’apparenza legate da questa comune ma sfuggente attività. La lettura del libro non è delle più agevoli, lo ammetto, ma ci permette di entrare in questo strano modo con gli occhi di chi lo faceva allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Le diverse accezioni della parola gioco e del verbo giocare nelle varie lingue, il rapporto tra il gioco e la guerra, o le differenze e somiglianze tra gioco e sapere. Perché se il gioco è cultura (anche se ancora oggi si fa fatica a comprenderlo) un bel contributo l’ha dato questo libro.

Il prossimo libro è già stato trattato su questi lidi digitali, si tratta infatti di I giochi e gli uomini, di Roger Caillois (edito da Bompiani) e si può considerare un’altra pietra miliare. Più diretto del precedente, e a mio avviso più accessibile, qui il gioco viene analizzato e distinto in diverse categorie, tanto che molti di voi avranno magari già sentito parlare dei termini agon, alea, mimicry ed ilinx. Il testo è ormai un classico ed è fonte ancora di tanti spunti interessanti, tra i quali l’avvertimento, già citato nell’articolo di Plautus, relativo alla degenerazione del gioco “Ciò che era piacere, diventa idea fissa; ciò che era evasione diventa costrizione; ciò che era divertimento diventa febbre, ossessione, fonte d’angoscia”.

Il terzo libro che vi suggerisco è La realtà in gioco, di Jane McGonigal (edito da Apogeo). Qua siamo nei tempi contemporanei e il gioco fa un salto non da poco. Infatti l’autrice cerca, attraverso un articolato percorso, di portare i giochi direttamente nella realtà. Se la nostra vita reale fosse vissuta come quella di un giocatore che deve ottenere dei punti, soddisfare delle missioni, magari semplicemente facendo una buona azione o ripulendo una lapide in un cimitero, come sarebbe? Il percorso citato fatto dall’autrice parte dalle basi del concetto di gioco (anche se un po’ troppo orientato ai videogame più che ai giochi in generale), mostrando quanto l’umanità giochi e quanto sta tutt’ora giocando, fino ad arrivare alla definizione dei cosiddetti Alternate Reality Games, giochi che nascono proprio per risolvere problemi della vita reale. Ipotesi fantasiosa o soluzione a tanti problemi?Il quarto libro è decisamente atipico e per quanto lo riporti va anche detto che è il più particolare e personalmente il più ostico da leggere. Questo è un gioco. Perché non si può mai dire a qualcuno «Gioca!» di Gregory Baetson (Raffaello Cortina Editore) riprende il concetto di gioco e non gioco, ma lo fa ponendo l’attenzione verso l’uomo e anche verso il mondo animale (farete amicizia con diverse lontre leggendolo) e ripercorrendo una discussione tra un nutrito gruppo di scienziati a Princeton nel 1955. Tutto il testo riporta questa discussione, un lungo dialogo dove saremo spettatori di osservazioni e ragionamenti, nel tentativo di arrivare a descrivere cosa sia il gioco o perlomeno cosa non sia. Una lettura quantomeno diversa dal solito, magari non di immediata comprensione, soprattutto se non si è psicologi o zoologi, ma che può dare comunque degli spunti di riflessione.

Nel retro di copertina del quinto libro di questa mini raccolta vi sono le seguenti tre questioni: 1) Che cos’è il gioco? Qual è il suo significato? Come si è evoluto? Non poteva mancare quindi L’arte del gioco, di Emiliano Sciarra (edito da Mursia). Si tratta questa volta di un testo più leggero dei precedenti che ci accompagnerà attraverso una storia dei giochi e della loro evoluzione, del concetto stesso di gioco e di cosa non lo sia. Si parla anche di un argomento molto d’importanza, ovvero il gioco d’azzardo, tanto che nel libro le due parole ad un certo punto vengono scollegate, particolare che spero avvenga al più presto anche nel gergo popolare. Infine un capitolo è dedicato, come si intuisce dal titolo, nella visione del gioco come forma d’arte. È una visione sicuramente interessante, e che per molti versi mi vede in linea con quanto scritto dall’autore. Per quanto mi riguarda considero infatti l’arte e il gioco come le due attività più inutili che la natura abbia creato e quindi proprio per questo quelle di cui non possiamo fare a meno.

Il sesto libro potrebbe in realtà essere il primo per certi versi e idealmente avrei dovuto metterlo vicino a quelli rivolti al game design. Ma ho preferito mettere in questa prima pagina Game Design, tra teoria e progetto, di Maresa Bertolo e Ilaria Mariani (edito da Pearson). Questo perché il libro è sì un testo di game design, quindi molto legato al come si progetta un gioco, ma tutta la prima parte del libro è dedicata al concetto di gioco e le diverse sfaccettature e conseguenze che questo ha nella società. In questo libro si può scoprire cosa sia la materia dei Game Studies (Ludologia), e si può quindi comprendere quanta ricerca ci sia sotto questo mondo. Come anticipato la seconda parte del libro riguarda invece la progettazione dei giochi, senza entrare nel dettaglio della piattaforma, o della tipologia, ma analizzandone gli aspetti comuni basilari per chi si voglia mettere alla prova. Nota simpatica: all’interno troverete molte citazioni realizzate da diversi autori di giochi da tavolo, la gran parte ben noti agli appassionati.

Rivolgiamo ora l’attenzione verso giochi veri e propri nella prossima pagina.

continua nella pagina successiva

Renberche

German per vocazione e genetica, ma amante anche dei giochi storici. Gioca a tutto ma si lamenta quando c'è un dado da tirare. Conosciuto anche come il nauta polacco, data la passione per i giochi in tema Est Europa. La mia top 3? Agricola, Twilight Struggle, Race! Formula 90. La mia bottom 3? Unlock, Avalon e Intrigue. Perché una formica come logo? Ovvio perché adoro i giochi con le formiche (e anche api, ma dovevo scegliere). Dov'è Alkyla? C'è un articolo a riguardo. Extra: divoratore di libri, fanatico di F1, socio CICAP e web master di questo sito.

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