Stardew Valley – Recensione

| Impressioni

Davvero eccellente, degna del videogioco. I materiali sono molto buoni (ho lottato con un paio di fustelle, non so se sia stato un problema della mia copia) e le illustrazioni molto belle. Troverete su cartoncino il videogioco, anche se non a 8 bit ma ugualmente in una versione davvero ben fatta.

Forse la leggebilità del tabellone non è immediata al primo impatto, ma dopo una partita sarà tutto diretto.

Belli i dadi personalizzati, tante carte presenti in diversi formati (per la gioia degli imbustatori, io non sono tra questi, onestamente le carte sono resistenti) forse peccato per l’assenza dei token per le risorse, ma effettivamente sarebbe stati davvero tanti.

Dovendo trovare dei difetti, uno è nei due sacchetti presenti per la pesca di alcune tessere, uno è di un colore diverso da quanto riportato sul regolamento, e sono un tantino piccoli. Un’altra cosa è nelle illustrazioni di alcune carte Stagione che sono un po’ discutibili, ma questione di gusti.

A posteriori posso dire che rendere l’ambientazione era cosa facile, visto che il videogioco ha delle meccaniche compatibili con quelle dei giochi da tavolo. C’è stata attenzione ai dettagli per ricreare l’atmosfera, e per quanto difficile, ci si è riusciti.

Certo forse un gioco a campagna avrebbe reso meglio, ma si andava in un prodotto completamente diverso.

In generale rimane piacevole anche per chi è all’oscuro della versione digitale, come ho provato personalmente, e credo che si venga molto incuriositi poi nel scoprire il progetto originale.

Chiaro, preciso, ricco di illustrazioni ed esempi. E impaginato pure bene! Veramente leggerlo non vi darà problemi (ricordo che il gioco è in inglese!) e troverete consigli strategici e riferimenti. Forse alcune carte lasciano qualche dubbio d’interpretazione, ma sono casi molto rari e facilmente risolvibili.

Se avete letto tutto finora penserete che sia un entusiasta assoluta di questo gioco. E invece ora devo tirar fuori anche qualcosa di negativo. In primis vi è un elemento di Stardew Valley che mi ha lsciato un po’ perplesso e che è la troppa aderenza col videogioco.

Se questo può sembrare un elemento positivo, non lo è se riprende quel meccanismo di ripetizione delle stesse azioni (farmare nell’orrendo gergo di gioco) al fine di massimizzare le risorse. Questo può diventare molto pesante verso la fine del gioco, quando la gran parte degli obiettivi sarà stata fatta e mancheranno quelli più legati alla pesca di tessere o all’accumulo di soldi. Le stesse azioni verranno ripetute più e più volte per ottenere ciò che manca, di fatto tagliando di molto le scelte sensate da fare nel round gioco.

Similmente alcune aree e zone vengono tendenzialmente poco sfruttate perché legate ad azioni di nicchia. Capisco che la fattoria di Marnie si trova in quel punto del villaggio ma è un’azione che difficilmente verrà fatta all’inizio e non è così improbabile che mai venga fatta durante la parita, nel caso non così remoto non si prendano gli animali.

Un elemento da considerare è l’impatto della fortuna. Qui è un gioco tendenzialmente pro eventi positivi, anziché negativi, e il fattore invece di frustrazione si ha coi tiri di dado, in particolar modo con quelli degli animali. Questi ultimi infatti possono rendere abbastanza ma si deve aver puntato parecchio altrimenti appaiono poco utili, salvo avere l’obiettivo di possederli.

Gli eventi e gli oggetti daranno delle direzioni importanti al gioco, in certi casi sono davvero potenti.

Una critica che mi sento di fare è legato alla difficoltà complessiva. Il gioco mi è sembrato un po’ troppo facile, per quanto si arriva sempre all’ultimo o al penultimo turno, non si ha mai l’impressione di rischiare veramente di perdere, e se si fanno le cose nel modo giusto quasi inevitabilmente si andrà a vincere. Non dico che non vi sia la sfida, perché se giocate male perderete, ma che qualche elemento in più di complessità, magari modulabile, non avrebbe guastato.

Per il resto il gioco è un buon cooperativo legato a una meccanica, quella del piazzamento lavoratori, tipica dei german, e lo sfruttare al meglio i movimenti per raccogliere le tessere sparse sul tabellone sarà un elemento molto importante.

Come tutti i giochi cooperativi a informazione totalmente scoperta è fondamentale discutere ed è fondamentare evitare il giocatore o la giocatrice alpha al tavolo. Se non si pianificano bene i turni si andrà a casaccio e non ottimizzando le scelte si rischierà di fallire.

Il numero variabile di obiettivi di svolgere, le tante carte stagione e tutti i fattori imprevedibili legati alla pesca delle carte rendono il gioco abbastanza longevo, perché in ogni partita dovrete scegliere, almeno in linea generale una strategia apposita. Forse dopo qualche partita può risultare un po’ ripetivo come esperienza complessiva della partita, ma è un fattore abbastanza soggettivo.

Il gioco scala abbastanza bene, anche se non in maniera ottimale. Di base la scalabilità è data due elementi principali: l’incremento di risorse richieste per soddisfare gli obiettivi, variabili in base al numero di partecipanti, e lo sblocco degli attrezzi e delle azioni potenziate durante la partita.

Il primo elemento è quello principale, e risulta una soluzione semplice e funzionale. Il secondo elemento fa si che il gioco, almeno dalla mia esperienza, diventi più semplice all’aumentare del numero di giocatori, perché probabilmente più forti saranno i bonus ottenuti.

Un altro elemento non indifferente è nella durata. In quattro può risultare davvero molto lungo, anche per via delle discussioni che possono scaturire nella fase di pianificazione. Non l’ho trovato pesante, anche perché non ci sono tanti tempi morti, però per un gioco del genere forse la durata a volte è un po’ eccessiva. Direi quindi che il suo ideale di giocatori è tre, ottimo in due e in solitario, un po’ troppo lungo in quattro.

Stadew Valey, immagine del gioco con scritta "questa recensioni mi piace tantissimo! Sei il meglio, Renberche!"
Abigal ne capisce di recensioni!

| Conclusioni

Se non avevate mai sentito parlare di Stardew Valey penso che dopo questa recensione un’idea ve la siete fatta, e spero anche di aver stimolato il vostro interesse verso questo mondo bucolico fatto di duro lavoro ma anche bei raccolti, corvi permettendo.

Complessivamente sono rimasto soddisfatto del gioco, forse avrei preferito una sfida maggiore, ma da un gioco del genere, con un suo background alle spalle, ci può stare che sia più rivolto a un pubblico di non esperti. Io l’ho scoperto quasi per caso, e da lì è stato subito amore, ma amando i giochi in tema agricolo si andava sul sicuro, e mi ha fatto scoprire anche un videogioco che non avevo mai approfondito.

E di cui sono diventanto dipendente, ma questa è un’altra storia.

Se cercate la profondità di un cooperativo alla Spirit Island qui siano lontani anni luce, ma se invece cercate un gioco da giocare letteralmente con tutti, dall’alto impatto visivo, questo potrebbe essere un titolo che fa per voi.

Bell’adattamento del videogioco Durata a volte eccessiva
Materiali e grafica molto curati Fattore fortuna ben presente
Regolamento chiaro e ben strutturato Semplicità complessiva del gioco
Ottimo per neofiti Ripetitività verso la fine della partita
Le paperette sono bellissime Se giocate con Flora non vorrà pagare il cuore per renderle felici :(

 

weega
Gioco acquistato su Weega, se non sapete cos’è chiedete a Canopus.
Scrivere recensioni è stancante.

Grazie per aver letto questa recensione, ora perché non cercare qualche altro gioco tra:

Renberche

German per vocazione e genetica, ma amante anche dei giochi storici. Gioca a tutto ma si lamenta quando c'è un dado da tirare. Conosciuto anche come il nauta polacco, data la passione per i giochi in tema Est Europa. La mia top 3? Agricola, Twilight Struggle, Race! Formula 90. La mia bottom 3? Unlock, Avalon e Intrigue. Perché una formica come logo? Ovvio perché adoro i giochi con le formiche (e anche api, ma dovevo scegliere). Dov'è Alkyla? C'è un articolo a riguardo. Extra: divoratore di libri, fanatico di F1, socio CICAP e web master di questo sito.

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